Non capita di frequente di trovare qualcuno così onestamente ammirato dai paesaggi che riprende come Alessio Rigo de Righi e Matteo Zoppis. Non è un’esagerazione dire che le vicende di Re Granchio sono un grande pretesto per poter filmare quei posti tanto poco è l’interesse per le peripezie del protagonista, al limite del pretestuoso con certi eccessi di fervore politico un po’ naive e in fondo quasi teneri; e tanto invece c’è una capacità di notare anche i dettagli più piccoli e nascosti dei luoghi calpestati, delle montagne, dei prati su cui ci si sdraia. È una visione naturalistica da romanticismo mitteleuropeo a cui siamo poco abituati e che tuttavia si accoppia non benissimo con l’intento del film.
Quella di Re Granchio è una storia raccontata in forma orale da alcuni pastori, volti e corpi autentici, parlate strascicate, accenti reali, volti distrutti dal sole, mani grosse. Raccontano di un protagonista che vive con loro ma non è come loro, lo v...
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