Fin dall’inizio di Red Zone – 22 Miglia di fuoco ci sono diversi elementi inconsueti per il cinema di Peter Berg. La grande azione iniziale con la quale il team protagonista mette fuori uso una cellula russa vede Mark Wahlberg, il protagonista, lontano dall’azione. Relegato a cecchino e controllore non partecipa in prima persona al conflitto, che è stranissimo per l’eroe berghiano, sempre ultima ruota del carro ma fiero di dare il suo contributo. Infatti stavolta il personaggio di Wahlberg non è il tipico eroe che ha costruito nelle diverse collaborazioni con Peter Berg (Lone Survivor, Deepwater Horizon, Boston – Caccia all’uomo), non è cioè l’uomo comune o il soldato comune che dimostra la tenacia e lo spirito della sua città, del suo paese o della sua categoria, ma fin dall’inizio qualcuno di speciale. Solitamente in Berg questi eroi servono a dimostrare che non sono i singoli ad essere straordinari ma la categoria, invece qui James Silva è da subito presentato con un bac...