La recensione di Rise, su Disney+ dal 24 giugno
Spesso le storie sportive sono storie di riscatto e, proprio per questo, la cosa più bella delle narrazioni di questo genere è la possibilità che offrono di osservare la drammaticità che si cela dietro un’eccellenza apparentemente perfetta. Anche Rise di Akin Omotoso, a suo modo, insiste sulla chiave di “fatica e riscatto” per raccontare la storia dei tre fratelli Antetokounmpo, cestisti nigeriani emigrati in Grecia che grazie alla dedizione e al sacrificio della loro famiglia (e ovviamente al loro talento) arrivano a giocare in NBA segnando una serie di primati. In Rise però l’apparenza perfetta è molto più quella estetica che quella sportiva e, nonostante la storia sia in sé molto drammatica (tra razzismo e immigrazione) il film edulcora questa realtà in ogni modo possibile fino a renderla irreale, fredda, banale.
A partire dall’emblematico titolo, Rise si afferma come un film che fa della retorica del riscatto il suo cavallo di battag...
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