Polder confonde i piani, Polder mescola realtà a realtà virtuale di un videogioco, illude lo spettatore di sapere qualcosa e poi lo spiazza mostrandogli come quel che credeva vero non lo sia. Polder cerca di mettere in scena i videogiochi come metafora del dominio da corporation nel classico futuro distopico, ma Polder è anche una complessa storia di sentimenti e sfruttamento umano. Polder è tutto ma soprattutto non è niente. È un film dalle ambizioni smisurate confezionato con un’arroganza intellettuale in nessun momento compensata da capacità narrative adeguate. Trame complesse intrecciate tra loro e snocciolate a fatica, senza mai riuscire a generare interesse annaspano in un film patinatissimo e inutilmente barocco.
Anche la stessa idea di partenza, quella di un film che si ambienta sia in un videogioco in stile realtà virtuale che nel mondo vero, dove stanno i giocatori che entrano e ed escono dal mondo fasullo, è masticata a fatica. Schwartz e Grunthal evidentemente conoscono poc...
Narrato con una supponenza tale da uccidere ogni partecipazione alla sua complessa trama, Polder non conosce quel che racconta, il risultato è pessimo
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