Tutto quel che solitamente costituisce la fantascienza, cioè il design futuro o retrofuturo, steampunk, derelitto e anche solo genericamente distrutto (città in rovina, scenari arsi al suolo, mondi alla deriva) The survivalist se lo lascia alle spalle. A sostenere che ci troviamo in un tempo e in un luogo in cui qualcosa ci ha rispediti nel medioevo è solo una grafica iniziale, una che mostra gli indici di popolazione del pianeta e consumo di petrolio negli ultimi 100 anni e poi nel futuro, quando ad un certo punto crollano in picchiata. Da qui, sembra di intuire, inizia un film tutto ambientato nei boschi e più precisamente attaccato alla vita di un uomo che intorno alla sua baracca e al suo orticello ha costruito le proprie sicurezze, un uomo regredito da anni di solitudine, che non parla mai ed è sempre pronto ad uccidere chiunque veda.
Non meraviglia quindi che The survivalist sia un film di poche parole e molte azioni, uno che sembra aver fatto voto di castità nella sceneggiatura ...
Secco e ragionevole, poco parlato e molto coerente The survivalist è la cronaca di un uomo in una società regredita che fa di tutto per non morire
È necessario attenersi alla netiquette, alla community infatti si richiede l’automoderazione: non sono ammessi insulti, commenti off topic, flame. Si prega di segnalare i commenti che violano la netiquette, BAD si riserva di intervenire con la cancellazione o il ban definitivo.