Shiva Baby, la recensione

Negli ultimi due anni non c’è stato esordio più esordio di Shiva Baby. Emma Seligman mette in piedi un tour de force di ritmo e sceneggiatura con pochissimi mezzi elementari e una capacità da maestro navigato di gestire tempi e spazi. Tutti i limiti di Shiva Baby vengono ribaltati per diventare punti di forza o sono aggirati con tecniche di racconto e capacità di messa in scena. Intere sequenze che potevano essere complicate vengono ridotte all’essenziale e risolte con uno sguardo, uno stacco di montaggio giusto o anche solo la composizione di un’inquadratura. In questo film pieno zeppo di parole, è la regia a parlare più di tutti.

Shiva Baby allunga (ma nemmeno troppo meno di un’ora e venti) un cortometraggio in cui Emma Seligman aveva sperimentato la possibilità di fare il suo primo lungo su questa storia pensata per essere economica e svelta, molto dialogata e giocata su pochi esterni e soprattutto due interni, uno dei quali occupa la gran parte del minutag...