Etichettare Sinister come l'ennesimo successo della Blumhouse Pictures di Jason Blum in cui il basso budget produttivo viene sfruttato per generare degli utili proporzionalmente stratosferici sarebbe riduttivo. Non tanto per il film in questione, quanto per la casa di produzione appena citata.

Che Blum abbia trovato una vera e propria miniera d'oro in questi low budget è innegabile. Ma è altrettanto vero che al “rigore” imposto da questi finanziamenti che sfiorano cifre davvero ridicole non necessariamente se rapportate al sistema-Hollywood, ma in relazione a qualsiasi ambito produttivo cinematografico dei quattro angoli del globo, fa spesso da corollario un livello qualitativo che, a eccezione dell'ultimo Paranormal Activity, non è trascurabile.

Può accadere di viaggiare a alti regimi per poi impantanarsi in un finale non degno del resto come è accaduto con Insidious di James Wan, per carità.

Eppure, la Blumhouse ha gi...