Sulla stessa onda, la recensione

È tutto uno svenire in Sulla stessa onda: sviene lei perché malata, svengono gli amici fatti in discoteca (o meglio, collassano), lo svenimento per mandare avanti una trama a cui la durata del film sta decisamente troppo larga e che per riempire quelle due ore si fa aiutare dai paesaggi e dalle gare di vela. Non il massimo per una storia adolescenziale di sentimenti e malattia. L’idea è che lei, Sara, gran passione per la vela, ha la distrofia muscolare, malattia degenerativa irreversibile. Lui, Lorenzo, pratica la vela a livello agonistico. Si conoscono, scatta l’amore ma il male procede e complica tutto. Come sempre, la vicinanza alla morte, il senso d’imminenza della fine di tutto è la miccia che accende il sentimento e fa percepire il desiderio di vita.

Solo che in Sulla stessa onda questo desiderio di vita lo si percepisce molto poco. In un melodramma (perché nonostante tutte le maschere teen, questo alla fine sono i film di amore&malattia)...