La recensione di Tchaikovsky’s Wife, in concorso al festival di Cannes

Siamo nel mondo delle grandi co-produzioni europee, quel fluido denso e melmoso di cinema in costume, ricostruzione e racconto del presente tramite la biografia di qualcuno vissuto nel passato. Un genere nel quale è complicatissimo far emergere qualcosa di meno di innocuo. La locuzione del titolo Tchaikovsky’s Wife dice tutto, non parliamo di una persona in quanto tale, ma di una persona in quanto moglie di Tchaikovsky e come i cartelli iniziali ci precisano all’epoca una donna era totalmente sottomessa al proprio marito, quasi fino alla scomparsa dell’identità.

Sulla vera storia di Antonina Miljukova, della sua pazzia e della ossessione per il marito che non la voleva più, Serebrennikov costruisce una storia molto difficile che incrocia il tema eterno dell’amour fou con i più recenti femminismi e con qualcosa di molto caro a lui, ovvero cosa accade quando una persona non potente decide di scontrarsi con una p...