Quando un film su un serial killer è prodotto da Michael Mann e diretto da sua figlia Ami Canaan che, anche se quasi nessuno prima d’ora la conosceva (ma ha girato già un lungometraggio mai distribuito nel 2003), i lavori del papà li avrà visti tutti e qualcosa la dovrà pur avere imparata, allora è logico che le aspettative di chi si siede in sala siano piuttosto alte.

Anche perché il Festival di Venezia ha scelto di schierare in concorso il film in questione Texas Killing Fields, suggerendo quindi un’idea di autorialità che, quando si tratta di thriller, dovrebbe significare scelte registiche e narrative che si allontanano dai soliti prodotti da cassetta hollywoodiani. E invece eccoci purtroppo a commentare una pellicola piuttosto banale, ricca di voragini di sceneggiatura e incapace di scavare in quello “sporco” e paludoso Texas di cui probabilmente aveva l’ambizione di tratteggiare un crudo ritrat...