Nonostante cerchi di mascherarlo, nel cuore di The Greatest Showman c’è un musical di impianto molto vetusto.

Quella di P. T. Barnum e della sua grande impresa, creare da zero uno spettacolo per cui valga la pena pagare, il circo moderno fatto di animali, atleti e soprattutto “freak”, è in realtà una storia più che classica per i musical della seconda metà del novecento, quella di una compagnia che cerca di mettere in piedi uno show, con l’impresario nel ruolo protagonista, la trapezista in quello della bella ballerina (Zendaya) e i suddetti freak nelle parti comprimarie.

Nello specifico poi la direzione da prendere è chiara e semplice: Barnum ha salvato i freak da quel nome lì, dalla condizione di reietti, li ha radunati e ha dato loro lavoro, scopo e fierezza del proprio corpo. Loro nel complesso, e Zendaya (sì, è considerata freak) in particolare, sono i grandi comprimari, hanno numeri musicali e costituiscono una specie di coro capitanato dalla donna barbuta, che soffre, spera e vi...