The Story Of My Wife, la recensione | Cannes 74

In Story Of My Wife c’è proprio tutta la grandissima tradizione delle mattonate in costume co-prodotte da diversi paesi europei. Una tradizione gloriosa di polpettoni noiosissimi su storie da fine ‘800 o primi ‘900 che narrano di grandi amori lungo i decenni, attraverso i cambiamenti della società e dei costumi. Qui poi ci sono marinai duri ma sotto sotto teneri, donne dai gran vestiti e struggimenti nei mesi lontani che diventano eccessi di gelosia in quelli vicini. Un uomo che non sa come amare ma prova comunque dei sentimenti e una donna che non riesce a prenderlo per il verso giusto. Né insieme né separati fino alla fine.
Ma senza impeto e senza vero trasporto, e cinema controllato buono per signore e mariti trascinati.

In un inglese che nessuno degli attori parla come prima lingua si srotolano tre ore di storia di cui a nessuno pare interessare granché. Tutto viene (ovviamente) da un romanzo (La storia di mia moglie di Milan Fust