Tick, tick… BOOM!, la recensione

Tick, tick… BOOM! parte con un’intuizione magnifica: fare di Jonathan Larson un Man on the moon del mondo del teatro, il suo Andy Kaufman, e di Andrew Garfield (con tutte le differenze del caso) il Jim Carrey di un film testamentario, ritratto amaro di un artista outsider e dei suoi sogni. Tratto dal musical omonimo e autobiografico di Larson, scritto da Steven Levenson e diretto da Lin-Manuel Miranda (al suo esordio alla regia), Tick, tick… BOOM! comincia con un palcoscenico, con l’artista che veste il suo personaggio e che dà il via – in quella che diventa la cornice di tutto il film – al racconto della sua vita tramite immagini d’archivio ricostruite, dove Garfield comincia la sua immedesimazione totale.

Il film racconta il tentativo di Larson, sull’ansiogena soglia dei trent’anni, di realizzare il suo musical futurista Supereme, dedicando tutto sé stesso per riuscire a realizzarlo. Vuole fare qualcosa di epico, di generazionale. Intorno ...