La nostra recensione di Tiger Stripes, presentato nella sezione Semaine de la Critique del Festival di Cannes 2023

La pubertà come momento di metamorfosi “mostruosa” per il corpo femminile, il body horror come chiave per raccontarla. Idee che recentemente abbiamo visto diverse volte, ad esempio in Blue My Mind o Junior, che hanno dimostrato come questo sotto-genere e il coming of age femminile spesso potessero coincidere. A partire dalle stesse coordinate si muove anche Tiger Stripes, esordio alla regia di un lungometraggio di Amanda Nell Eu, ibridandole però con altri riferimenti e riuscendo a trovare una propria voce.

Siamo in Malesia, ma sembra di essere nelle Thailandia di Apichatpong Weerasethakul. Foreste incontaminate dominano l’ambientazione e le abitazioni umane sono ancora primitive. L’esplorazione di questi luoghi ha quasi tratti esoterici, e la regista ci dedica lunghe inquadrature, seguendo il vagare dei suoi personaggi. Qui vive la protagonista, l...