TIME TO HUNT: LA RECENSIONE

Con un attacco così…

Quando al partire della musica, si imposta il tono e già l’andare a prendere un amico che esce di galera è un momento che definisce e chiarisce il mood di tutto un film, beh allora è difficile che poi si peggiori. E difatti Time to Hunt migliora. Questa che si presenta inizialmente come una versione criminale di I figli degli uomini, in cui un futuro vicinissimo vede le città ancora più rovinate, l’economia ancora più in ginocchio (pure in Corea Del Sud!) e le regole del vivere civile ancora più precarie, è l’occasione non per una storia di salvazione ma per una di rapina. Tre ventenni decidono di fare il grande colpo, rapinare un casino della mala e scomparire.

I luoghi comuni giusti ci sono tutti. C’è il sogno di una vita migliore che coincide con un posto migliore (in questo caso poi anche con un’economia migliore), c’è la squadra un po’ scalcinata ma anche con un suo grado di professionalità e una buonissima capacità di improvvisare...