Titane, la recensione | Cannes74

Rimanere incinta da un’automobile è un’idea che sembra uscita da un film di Cronenberg degli anni ‘80 o da uno di Tsukamoto degli anni ‘90, invece è Julia Ducournau oggi. Cineasta al secondo film dopo Raw (altra storia di carne), non gira un body horror come si sarebbe fatto in passato ma un weird horror come si fa ora, cioè un film che il suo carburante lo trova nello spiazzamento ironico delle stranezze e nel ridicolo e tragico dell’assurdo che affianca al sangue, alla disperazione, alla mutazione e infine all’orrore. Praticamente lo trova in Nessuno mi può giudicare di Caterina Caselli messo in sottofondo ad un massacro.

È Alexia, la protagonista, che massacra gli altri e poi se stessa, bambina vittima di un’incidente in seguito al quale ha una placca di titanio in testa, da grande fa la ragazza immagine che si struscia sulle auto durante le fiere di settore. Tanto si struscia come fossero dei preliminari erotici che una notte un’auto bussa alla sua ...