Tre piani, la recensione | Cannes74

Questa volta sembra che Nanni Moretti abbia rubato un copione a Michael Haneke.
In realtà c’è un romanzo omonimo israeliano, di Eshkol Nevo, alla base di tutto (la prima volta per Moretti), una serie di storie blandamente intrecciate che avvengono contemporaneamente nel medesimo condominio, storie di odio e paura, che diventano gradualmente di violenza e maltrattamenti. Come nel cinema di Michael Haneke è un incidente iniziale a scatenare tutto, un fatto che rompe una serie di equilibri e sposta anche solo di poco le vite molto tranquille e medio borghesi dei personaggi, risvegliando timori (per l’appunto) borghesi in ognuno di loro. Timori relativi alla sicurezza, timori di dover rinunciare ad una vita agiata e finire in galera, timore di essere impazzita e timore dell’invasione nella propria vita di un parente odiato. E proprio come nei film di Haneke la risposta a quei timori è molto spesso la violenza fisica o psicologica.

Ovviamente in T...