La recensione di Triangle Of Sadness, il film di Ruben Ostlund in concorso a Cannes

Non c’è niente di più infantile di quel che fa Triangle of Sadness, della sua presa in giro del capitalismo e della mentalità dell’1% del mondo, tarata su stereotipi e concetti da assemblea del liceo che, tramite gag (quelle sì) molto sofisticate e frutto di meccanismi comici raffinati e ben congegnati, pettinano i desideri del pubblico senza davvero avere una prospettiva interessante.

E dire che era iniziato bene il film, con un ribaltamento delle dinamiche tra sessi in una coppia di modelli in cui lei guadagna molto più di lui. Le aspettative sociali sul ruolo che l’uomo deve assumere e come queste influiscano sulla percezione di sé sono il tema in cui Ostlund è più a suo agio, e anche qui l’incastro è forte. Poi però il film va altrove. Diventa una satira del conflitto tra classi sociali su una crociera (a cui partecipa anche la coppia). Già non è proprio il massimo del ragionamento prendere in giro ...