La recensione di Un bel mattino, al cinema dal 12 gennaio

Meno ambizioso di Bergman Island, dove la storia del cinema si mescolava (o meglio, ci provava senza riuscirci granché) con una storia d’amore, Un bel mattino di Mia Hansen-Løve segna il ritorno della regista e autrice alla lingua francese e ai confortevoli luoghi parigini. Il film prende spunto da vicende personali di Hansen-Løve ed è, come il precedente, lo studio emotivo di un’altra donna in crisi: in questo caso si tratta di Sandra (Léa Seydoux), giovane vedova che deve affrontare la malattia neurodegenarativa del padre (superbo Pascal Greggory) e che ripone le sue speranze di rinascita nella storia d’amore con Clément (Melvil Poupaud).

Tra le amorevoli attenzioni per la figlia, lo spostamento del padre tra varie case di riposo e il suo ruolo di amante di un uomo sposato, Sandra rimane l’unico motivo di interesse per Mia Hansen-Løve. Un bel mattino è sostanzialmente lo studio del suo personaggio – il modo in cui Sandr...