La recensione di Un Petit Frere, il film in concorso al festival di Cannes

Bisogna arrivare alla fine di Un Petit Frére per comprendere dove questo film voglia andare a parare, bisogna cioè arrivare al punto in cui, passati circa 30 anni nella vita di una famiglia immigrata (non è ben chiaro quando) dalla Costa d’Avorio, alcuni dei suoi membri si incontrano in un diner. Come Heat, come Pulp Fiction, come Le catene della colpa, come il cinema americano di genere questo film francese che non ha niente del genere, chiude in un fast food/diner/ristorante da poco la sua storia con un confronto a due in cui esiste tutto il senso del tempo che passa, dei corpi che cambiano, del rimpianto, delle speranze e di una vita.

Prima di ciò abbiamo assistito a tre fasi del film. Una appresso alla madre, alla fine degli anni ’80, una gran personaggio, donna bella e piacente, che gode e vuole godere, rimorchia sul posto di lavoro (fa le pulizie in un hotel), si occupa dei due figli piccoli e cerca ...