Con questo film Saverio Costanzo si conferma come il cineasta italiano contemporaneo più inafferrabile. Un esordio con una storia di palestinesi e israeliani girata come se fosse natìo di quei luoghi (con una partecipazione, un rigore ed una serietà impressionanti), un secondo film sul seminario, rarefatto e duro da seguire, e un terzo (il primo definibile “commerciale”) tratto da un libro di successo tradito nei suoi presupposti e piegato nella forma creando un ibrido tra horror e love story che ha inorridito molti ma a distanza di un paio d’anni rimane potentissimo e formidabile. Hungry Hearts procede su quel binario e gira una storia di un uomo e una donna (ma non è una storia d’amore se non per i primi minuti) con i toni del thriller, lavorando proprio per usare quegli strumenti in un genere che non gli appartiene. Sembra un film convenzionale girato nella maniera meno convenzionale e l’impressione è che sia qualcosa di più complesso di quel che si può...