La doverosa riverenza nei confronti di un mestierante navigato come Edoardo Winspeare, poetico cantore della sua Puglia sin dal luminoso esordio, nel 1996, con Pizzicata, s’infrange contro il granitico muro della superficialità dimostrata, dalla prima all’ultima scena, da La vita in comune, inconsistente commediola presentata al Festival di Venezia nella sezione Orizzonti.
Se l’idea di Winspeare era di conciliare comicità e impegno civile in un’opera che affrescasse con leggerezza la rinascita della piccola comunità di Disperata – trasfigurazione, almeno parziale, della frazione di Depressa, in cui il regista è cresciuto – il bersaglio è stato clamorosamente mancato a causa di una sceneggiatura costruita su gag comiche mai mordaci, di una sequela di eventi sempre implausibili che non assurgono mai a fiabeschi e di un cast incapace di far fronte alle evidenti lacune ritmiche e tematiche della storia.
L’anelito poetico che unisce il detenuto Pati...
La vita in comune di Edoardo Winspeare, presentato a Venezia nella sezione Orizzonti, segna il punto più basso nella carriera del regista pugliese
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