Dopo il rimbalzo malinconico tra realtà e finzione di Sils Maria e il gioco di specchi di Personal ShopperOlivier Assayas declina nuovamente il tema del doppio in Double Vies, in corsa per il Leone d’Oro al Festival di Venezia; lo fa secondo modalità estranee ai due titoli sopra citati, eppure ben familiari al cineasta francese, articolando un’iperdialogata commedia adulterina ambientata nel mondo dell’editoria.

In uno scenario cinematografico globale che tende con sempre minor timore a sfumare le linee di demarcazione tra i generi filmici, un’opera come quella presentata di Assayas potrebbe essere ascritta alla categoria – incredibilmente ben definita – dei film francesi, laddove l’aggettivo non si limita a indicarne la provenienza geografica ma soprattutto l’approccio narrativo.

Double Vies trasuda parole come il mondo che racconta, e lo fa con una sagacia sottile e (auto)ironica che svela al pubblico quella che è la riflessione di As...