La nostra recensione di Vera, in concorso nella sezione Orizzonti della 79 esima edizione del Festival di Venezia
Osservandone le fattezze trasmutate nel tempo dalla chirurgia, il nome “Vera” risulta beffardo per la protagonista del film di Tizza Covi e Rainer Frimmel presentato al 79simo Festival di Venezia. Eppure, del vero c’è eccome. L’opera è infatti di una fantasia cinematografica largamente basata sulla reale esistenza di Vera Gemma, figlia del celeberrimo Giuliano che diede corpo e anima a tanti spaghetti western. In parte falsa, certo; in parte, appunto, vera.
Nel suo primo atto, anzi, abbiamo l’impressione che Vera altro non sia che un reportage (orchestrato, per carità) sulla vita della donna; tediosamente divisa tra eventi mondani dal sapore trash e relazioni superficiali, la delfina dei Gemma manifesta sin dalle prime scene una feroce fame di compagnia; compagnia che sembra trovare in persone che poco o nulla sanno di lei (tassisti, barman, e...
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