Voces
27 novembre 2020
Voces, primo lungometraggio dello spagnolo Ángel Gómez Hernández (che sta per cominciare a lavorare sul secondo), ha il problema di tutti quei film (horror in particolare) che si giocano la mossa a sorpresa entro i primi quindici minuti. Si apre in un modo, sembra voler impostare il discorso in una direzione, poi alla prima occasione buona sfila il tappeto da sotto i piedi di chi guarda e lo lascia stordito e disorientato, per poi ripartire come se nulla fosse successo.
Non è un problema di per sé, anzi; ma diventa un problema parlarne a chi non l’ha visto senza rovinare la visione. Recensirlo diventa quindi un esercizio di equilibrismo e delicatezza, un tentativo di dare una lettura del film senza sminuirne l’impatto – un’impresa futile nel momento in cui anche solo accennare all’esistenza di un plot twist senza svelarlo lo rovina almeno in parte.
Fortunatamente Voces è, per altri versi, talmente classico, o tradizionale, o banale, che discuterne senza entrare troppo nel dettaglio non...
Troppo affezionato agli stilemi classici del genere, Voces non riesce a spiccare nonostante qualche idea interessante sul tema delle case infestate
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