WAITING FOR THE BARBARIANS, DI CIRO GUERRA – RECENSIONE DA VENEZIA

Non vedo traccia di nemici, a meno che i nemici non siamo noi stessi. La frase pronunciata dal Magistrato (Mark Rylance), innominato protagonista di Waiting for the Barbarians di Ciro Guerra, passa dall’essere ironica presa in giro delle assurde preoccupazioni degli ufficiali dell’Impero a presagio di consapevolezza dell’irrimediabile tendenza alla prevaricazione dell’essere umano, fosse anche il più benintenzionato.

Presentato al Festival di Venezia e in lizza per il Leone d’Oro, il film di Guerra adatta con notevole dispiego di mezzi il romanzo omonimo del sudafricano J. M. Coetzee, e per atmosfere e ambienti potrà certo richiamare alla mente degli spettatori italiani l’immenso Il Deserto dei Tartari di Buzzati, trasposto da Valerio Zurlini in pellicola nel 1976. Le somiglianze non vanno molto oltre, poiché Waiting for the Barbarians è tutto volto a indagare altre tematiche, ...