7 chicche uscite nell’incontro con Quentin Tarantino e un’idea per un prossimo film | Roma 16

Quentin Tarantino è una delle pochissime persone che quando viene intervistato pensa ad ogni risposta. Se è il caso possono passare anche 10 secondi in cui sta zitto con lo sguardo verso il vuoto e pensa bene a cosa dire. Sembra che sia sempre svelto e dica tutto quello che gli passa per la testa, ma non è così. È una persona dotata di una visione chiarissima del cinema che ben si accoppia con la capacità di analizzare il proprio gusto e il proprio piacere. Questo mix lo rende uno dei migliori divulgatori possibili.
In più sembra avere un aneddoto incredibile per ogni domanda. Ed è con uno di questi che è iniziato l’incontro in onore del premio alla carriera che gli è stato consegnato alla Festa del cinema di Roma: l’aneddoto del primo film che abbia mai visto in vita sua.

Il primo che ricordo di aver visto è un film di spionaggio britannico del ‘64 o ‘65 intitolato Più micidiale del maschio [in realtà è del 1967 ndr] con Richard Johnson, Elke Sommer e Sylva Koscina.
Non sapevo bene cosa stavo guardando, avevo 5 anni, però ricordo una scena con Sylva Koscina, una scena sadomaso in cui catturano una persona e la tengono prigioniera. A 5 anni quel sottotesto mi fece esplodere la testa. Quando giorni dopo chiesi cosa fosse quel film mi dissero che era specie di film di James Bond. Quindi non ho mai saputo il titolo, anche se poi mi ricordavo qualche scena. Poi a fine anni ’90 ho iniziato a collezionare pizze di film. Ne compravo a mano a mano che erano disponibili. In un gruppo di pizze di film di spionaggio anni ’60 che comprai c’era anche Più micidiale del maschio. Lo guardo e mentre lo vedo senza sapere niente arriva quella scena che ricordavo e realizzo. Comincio a dire: “MIO DIO! Mio Dio!! Questo è il film, il primo film della mia vita!! Più micidiale del maschio!”. E mi ricordavo anche molte altre scene!.

L’universo dei brand di Tarantino

Il Big Kahuna Burger è uno dei molti prodotti, istituzioni e imprese commerciali che ho creato ed esistono nel mondo dei miei film. Ci sono le sigarette Red Apple, la birra che Brad Pitt beve in C’era una volta ad Hollywood… È solo per divertimento, alle volte uso brand veri ma nella maggior parte dei casi mi piace l’idea di creare un mondo in cui i personaggi vedono film che non necessariamente esistono ma io ho creato, come quelli che gira Rick Dalton. Non è diverso.

La differenza tra ruoli scritti per un attore e ruoli scritti senza un attore in mente

Solitamente è meglio scrivere un personaggio per un attore che conosci, ma non è una regola. Faccio due esempi: Hans Landa se l’avessi scritto per un attore in particolare non sarebbe mai stato così ricco, perché quando ho iniziato a scrivere la sceneggiatura non ho realizzato che fosse un genio delle lingue, quell’aspetto è uscito nel processo di scrittura, lui parlava ogni lingua che usciva fuori e solo ad un certo punto ho realizzato che è un dettaglio fantastico e che mi serviva un attore che fosse anch’egli un genio delle lingue. Mi ero anche chiesto se non avessi scritto un ruolo impossibile da recitare. Poi ho trovato Christoph Waltz. Se avessi scritto quel personaggio per un attore in particolare non sarebbe mai stato così.
Dall’altra parte però dopo aver lavorato con Waltz volevo lavorarci ancora e per Django Unchained ho scritto il dr. Schultz e l’ho fatto conoscendo le possibilità di Christoph, cosa può fare la sua voce. Il suo ritmo era proprio nella mia testa così come accade per i ruoli scritti per Samuel L. Jackson, ho la sua voce in testa.
È una di quelle situazioni in cui ci sono pro e contro. Quando scrivi per un certo attore puoi tirare fuori le sue qualità che tu ami di più e che avranno l’impatto migliore per il film, lasciando fuori ciò che pensi non sappia fare, glielo fai su misura in modo che sia eccitante. Tuttavia in un certo senso quando scrivi senza un attore in mente non hai limiti.

Quando iniziava e cercava di fare l’attore ha messo nel suo curriculum dei film in cui non aveva mai recitato

Il problema è che se vuoi fare l’attore devi avere qualcosa nel tuo curriculum. Così ho scelto due film che sapevo erano stati girati al di fuori del sindacato degli attori. Uno era Zombi di George Romero. Quando la gang di motociclisti arriva nel centro commerciale avevo notato che c’era uno che in fondo potevo anche essere io. E così l’ho fatto accadere.
L’altro invece è il Re Lear di Jean-Luc Godard, un film in cui ci sono attori come Woody Allen o Molly Ringwald in piccoli ruoli. L’ho scelto perché è terribile, quando lo vidi pensai che nessuno l’avrebbe mai visto e se pure qualcuno l’avesse iniziato a vedere non avrebbe superato i primi 5 minuti. E così l’ho scelto.
La cosa interessante è che siccome non ho mai cambiato agente quei film sono rimasti nel mio curriculum per anni, anche quando ormai avevo iniziato a fare il regista. In diverse edizioni del dizionario dei film di Leonard Maltin alla voce del Re Lear di Godard c’era scritto: “Se guardate attentamente potrete notare un giovane Quentin Tarantino”. Inoltre pur non essendo davvero in Zombi fui contattato da Romero per un cammeo in Diary Of The Dead, dico poche parole ad una radio. Quando me l’ha chiesto ho subito risposto che l’avrei fatto di sicuro. Penso di essermi redento in questa maniera, alla fine l’ho fatto davvero un film di zombie di Romero.

Le sue top10 non sono vere top10

L’idea di una top10 dei miei film preferiti è ridicola e quindi li cambio sempre. Non puoi prendere queste cose seriamente. Tuttavia Il buono, il brutto e il cattivo è probabilmente il mio film preferito e quindi ci sta sempre, gli altri invece cambiano ogni volta perché reagisco d’impulso, dico semplicemente quello che mi piace in quel momento.

Le volte che Leonardo DiCaprio si è fatto male o ha rischiato di farsi male

Ogni volta che vedo la scena in cui Calvin Candie muore e Leo cade a terra mi ricordo che ha sfiorato di un millimetro il mobiletto dietro di lui. E ogni volta quel mobile mi appare più vicino della volta precedente.
Ad ogni modo poi è capitato che si facesse male davvero su quel set. Dando una manata su un tavolo durante una scena ha polverizzato un bicchiere di vetro vero. A tutti nella troupe è preso un colpo perché sapevamo che era vero, ci aspettavamo che reagisse, che dicesse qualcosa o facesse una smorfia di dolore. Invece è un attore magnifico, ha preso quel dolore e l’ha fatto diventare parte del film, incluso il sangue. Invece di fermarsi ha portato avanti quella scena fino alla fine per un altro minuto abbondante giocando con il suo vero sangue sulla mano. Eravamo in estasi e quando ho dato la stop tutti si sono fiondati ad aiutarlo. Ma è stato incredibile guardarlo prendere un dolore reale e lasciare che alimentasse la sua prestazione. Una delle cose più pazzesche che abbia mai visto.

Bill era diverso prima che arrivasse David Carradine

Bill era scritto per Warren Beatty, non per David Carradine, ed era un Bill più simile ad un cattivo James Bond. Come se James Bond fosse un Bond villain. Quando invece capimmo che Warren non poteva fare il film era il periodo in cui stavo leggendo l’autobiografia di Carradine (fantastica!) e più la leggevo, più pensavo che poteva essere davvero Bill. Solo che lui gli ha dato un tono da cowboy asiatico. Non ho mai riscritto lo script ma nel corso del film a poco a poco l’abbiamo rivoltato e trasformato, fino ad un punto in cui non c’è più traccia di Warren Beatty. Poche settimane fa ho riletto la sceneggiatura originale di Kill Bill e mi sono ricordato di quanto in effetti fosse diverso.

Come ha ingaggiato Ennio Morricone

Quando incontrai Ennio per la colonna sonora di Hateful Eight gli avevo mandato la versione italiana dello script ed ero venuto in Italia per dargli un premio ai David. Con l’occasione ci incontrammo a casa sua. Non aveva capito che io il film l’avevo fatto e finito, mancava solo la sua musica, pensava dovessi ancora girarlo. Quando glielo dissi mi dovette precisare che allora non poteva farlo, perché aveva già degli impegni. Io mi ero già rassegnato. Solo che visto che mi aveva accennato il fatto di avere un tema pronto gli chiesi comunque di raccontarmelo. E a furia di raccontarlo mi dice: “Non ho tempo di fare una colonna sonora ma posso sviluppare il tema e dartene versioni diverse”. Mi promette 3 versioni da potermi giostrare, circa 10 minuti di musica, e poi mi dice che posso usare la colonna sonora di La cosa di Carpenter che lui aveva scritto ma di cui Carpenter aveva usato solo il tema, quindi di fatto era inedita. E io ero felicissimo, ottimo!
La sera dopo sono ai David e siamo seduti vicino, io arrivo e lui è già lì. Mi prende il polso e mi dice: “Ho cominciato a lavorare e mi sono venute idee, posso darti 20-25 minuti di musica originale” e io “Oh cazzo!” e lui “Possiamo arrivare a 40 minuti lavorando di arrangiamento e ci puoi aggiungere la parte non usata per La cosa”.
Lavorare con lui è stato incredibile davvero un gigante, un gigante, un gigante. Solo questo posso dire.

L’idea per un prossimo film

Ho un’idea ma non si tratta del prossimo film che farò, è solo un pezzo di una cosa che vorrei fare prima o poi, non la descriverò, tuttavia una parte di questa include uno spaghetti western e mi piacerebbe girarlo con lo stile degli spaghetti western, in cui tutti parlano una lingua diversa, i messicani sono italiani, l’eroe è americano, il cattivo è tedesco, la ragazza del saloon è israeliana e ognuno parla la sua lingua e sa che toccherà a lui quando l’altra persona avrà finito di parlare. Quello lo potrei girare a Cinecittà.

Classifiche consigliate