"In questo nostro mondo crudele il sogno è l'unica testimonianza di umanità che ancora ci resta" (Paprika, Satoshi Kon)

E per quelli che, fin da bambini, l'hanno voluta, cercata, inseguita, trovata, l'animazione giapponese ha sempre rappresentato la chiave per entrare in un mondo di sogno. Un mondo segreto e precluso ai grandi, o presunti tali, che mai sono riusciti ad andare aldilà dei più banali preconcetti su un universo invece ricchissimo, da non contrapporre al "modello disneyano occidentale" ma da accompagnare ad esso, consapevoli solo della più grande differenza tra i due sintetizzabile in poche parole: l'animazione occidentale è un genere, quella orientale è uno stile. Come tale la prima, pur con i suoi tantissimi capolavori, è rimasta spesso intrappolata in canoni prefissati e che ancora oggi, pur con la "rivoluzione" della Pixar, non riesce a scrollarsi di dosso, mentre la ...