Il regista e produttore Edward Zwick ha raccontato la tormentata produzione di Shakespeare in Love, il film che avrebbe dovuto dirigere con Julia Roberts nei panni della protagonista Viola De Lesseps. Un ruolo che, anni dopo, finì a Gwyneth Paltrow permettendole di vincere un Oscar come miglior attrice. Quello che è accaduto tra la prima lettura della sceneggiatura alla consacrazione alla cerimonia del 1999 è una storia di potere, incomprensioni e di soldi bruciati.

Da Pretty Woman a Shakespeare in Love

La premessa era di quelle che fanno venire gli occhi a forma di dollaro ai produttori: Pretty Woman che indossa il corsetto, in una commedia storica su Shakespeare. 

La sceneggiatura di Tom Stoppard era arrivata tra le mani di Edward Zwick, il regista di Glory – Uomini di gloria e Vento di passioni il quale se ne era innamorato. Stoppard voleva un milione di dollari per cedere i diritti e la Universal non aveva intenzione di pagarli a meno di avere un gancio forte per vendere il film al pubblico. Quella scorciatoia per un successo assicurato era la star del momento: Julia Roberts. Lei, fortunatamente accettò con entusiasmo il ruolo. Tutto liscio, se non fosse che l’entusiasmo si rivelò presto eccessivo. E lì iniziarono i guai.

Dalle località segrete alla pre produzione

Per sei settimane i comparti della produzione lavorarono separatamente e con velocità, tanto che gli scenografi avevano già progettato una replica del Globe Theatre. Nel frattempo Julia Roberts stava lavorando alla parte con un coach di dizione. Da lì a breve sarebbero iniziati i provini per affiancarle un coprotagonista. 

Inseguita dai paparazzi per aver lasciato Kiefer Sutherland a pochi giorni dal matrimonio, Julia Roberts faceva tutto in segretezza. Persino incontrare Zwick era difficile: l’assistente comunicava la località segreta dove discutere del film senza essere disturbati dai paparazzi. 

Il regista racconta una bizzarra riunione in cui l’attrice gli raccontò quanto amava la sceneggiatura di Shakespeare in Love e che entrare nei personaggi la portava ad innamorarsi sempre, proprio come le donne che interpretava. Fece i nomi di Kiefer Sutherland, Liam Neeson, e Dylan McDermott. E poi propose chi avrebbe dovuto interpretare William Shakespeare nel film: Daniel Day-Lewis

Da Daniel Day-Lewis a una grande delusione

L’attore era già stato contattato dalla produzione e aveva rifiutato di partecipare a Shakespeare in Love per via dell’impegno preso con Jim Sheridan. Doveva infatti girare Nel nome del Padre, un progetto che lo appassionava particolarmente dopo Il mio piede sinistro e che, disse chiaramente, non avrebbe ceduto. 

Julia Roberts, informata della cosa, non si rassegnò. Rassicurò Zwick che ci avrebbe pensato lei. Ordinò così all’assistente di inviare ventiquattro rose al collega con un biglietto “sii il mio Romeo”. 

In attesa di una risposta il casting doveva andare avanti. Il giorno dopo lei non si presentò. Chiamò il regista nella sua camera d’hotel e gli annuncio trionfante che Daniel Day-Lewis aveva accettato il ruolo. Anche Zwick ricevette una risposta dall’attore poche ore dopo ma di registro opposto. Era la richiesta di vedersi con urgenza. Il faccia a faccia fu categorico: “lo sai che non posso fare il film!”.

Il fatto passò il più possibile sotto silenzio. I lavori continuarono come se nulla fosse accaduto. Non per Julia Roberts. Stilarono un lungo elenco di giovani star: Ralph Fiennes, Hugh Grant, Rupert Graves, Colin Firth, Sean Bean, Jeremy Northam. Nessuno le andava bene. Quando Paul McGann arrivò a fare un provino insieme a Roberts fu chiaro che le cose non funzionavano non per l’incapacità dei candidati ma per le intenzioni di sabotaggio della star. Aveva perso l’accento a cui aveva lavorato, era sconfortata e, tentando di motivarla, Zwick fece traboccare una situazione già tesa. Il giorno dopo aveva lasciato il progetto.

Insieme a lei se ne andarono sei milioni di dollari di costi di pre produzione. Se Julia Roberts non ci stava, anche Shakespeare in Love si doveva arenare ad un passo dall’inizio delle riprese con tanti costi e senza un’inquadratura girata.

Shakespeare in love

Dalla Universal ad Harvey Weinstein 

Durante la promozione di Vento di passioni, Zwick venne raggiunto da una chiamata entusiasta di Harvey Weinstein che gli prometteva un contratto con la Miramax per fare un film che lui desiderava. “Shakespeare in Love” fu la risposta. I diritti andavano ceduti dalla Universal, ma quando iniziarono le trattative l’entusiasmo di Weinstein scemò alla scoperta dei 6 milioni di dollari in costi irrecuperabili. Il produttore non si fece più sentire.

Zwick passò anni a cercare finanziatori interessati alla sceneggiatura, ma il bagaglio di costi che portava con sé scoraggiò tutti. Fino a che non ritornò l’interesse di Harvey Weinstein. Miramax nel 1996 riuscì ad acquisire i diritti e dichiarò l’intenzione di girare Shakespeare in Love. Voci circolate a Hollywood giustificano i fatti in questo modo: Winona Ryder raccontò alla sua migliore amica Gwyneth Paltrow lo script. Lei se ne interessò. In quegli anni era la ragazza Miramax: propose così il film a Weinstein e lui accettò. Con un’importante differenza: Edward Zwick era stato estromesso da tutto.

Seguirono durissimi litigi che finirono in minacce del produttore e una causa che gli fece cambiare idea. Quando trovarono l’accordo il regista stava girando Attacco al potere e contrattualmente la produzione di Shakespeare in Love sarebbe dovuta iniziare nel 1998. Il regista accettò quindi di figurare come produttore passando la mano a John Madden e di venire coinvolto nell’attività stampa. Harvey Weinstein credette molto nel film utilizzando tutta la sua influenza per portarlo in trionfo agli Oscar. 

Solo Tom Stoppard, ritritando il premio per la miglior sceneggiatura, ringraziò Edward Zwick per il lavoro fatto.

Fonte: Variety 

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