Crudelia de Mon: dissezione del modello aureo dei futuri villain Disney

Non la ami come persona ma la adori come personaggio” diceva di Crudelia de Mon, lo storico dell’animazione John Canemaker, in un’intervista del 1998, riguardo quello che probabilmente è il villain Disney di maggiore successo di sempre, il più iconico, il più strano, sofisticato, unico e per certi versi adulto. Crudelia de Mon, inventata da Dodie Smith nel romanzo omonimo da cui fu tratto La carica dei 101 (Walt Disney comprò i diritti immediatamente, nel 1957, quando uscì, e il film fu portato in sala nel 1961) originariamente aveva un gatto che disprezzava e un marito ma nella versione animata perde entrambi, perde una back story (sappiamo solo che era una compagna di scuola di Anita) e guadagna in tutto il resto. Meno informazioni e più caratterizzazione.

Nel 1961 la Disney veniva dal flop di La bella addormentata, un film magnifico, costosissimo che non andò bene e stava inducendo lo studio a chiudere la divisione animazione. Ci volle una sperimentazione selvaggia che cambiò il tratto (non più rotondo ma piatto come nella grafica) e una rivoluzione tecnologica che consentì di dimezzare i costi di realizzazione usando una fotocopiatrice opportunamente modificata per alleggerire molto del lavoro ripetitivo degli animatori. Gli sfondi si fecero più stilizzati e abbozzati (spesso hanno un solo colore) e i personaggi addirittura avevano la linea di contorno nera, due cambiamenti che Walt Disney odiava ma che era troppo vecchio e troppo concentrato su altre parti del loro business per combattere. Così il film si poteva fare.
Queste ristrettezze e questa necessità di risparmiare su tutto portarono alla creazione non solo di uno stile di animazione nuovo ma anche all’esigenza di supplire con un racconto più forte ad un tratto più debole. Se La bella addormentata, in cui la trama è davvero all’osso, non aveva trionfato grazie a scelte di design meravigliose, allora forse un cartone con un design molto più stringato e meno curato poteva trionfare con scelte di scrittura e furbizie da grandi maestri.

 

crudelia pelliccia

 

Crudelia è il primo cattivo dai tempi della strega Grimilde di Biancaneve a possedere un tratto cruciale: le sue intenzioni e i suoi obiettivi sono sproporzionatamente più importanti e ad alto rischio di quelli dei protagonisti. Pongo e Peggy non hanno obiettivi, Crudelia invece vuole rapirgli i cuccioli per farsi una pelliccia, così come Biancaneve non aveva problemi o obiettivi (e nemmeno una personalità) mentre la strega era pronta a tutto pur di essere la più bella del reame. La statura della loro impresa è la misura della loro grandezza.
Gli altri villain prima di Crudelia al massimo volevano far fuori il protagonista come Capitan Uncino o esercitare potere senza uno scopo preciso (come la matrigna di Cenerentola). Qui i protagonisti sono un ostacolo nel raggiungimento di un obiettivo.
In questo modo Crudelia cementa la visione di mondo unica dei cartoni Disney, nella gran parte dei quali il male non è la pazzia, ma una grande egomania, un desiderio di grandezza che confina strettissimo con la paranoia. Crudelia sempre di più è paranoica nella ricerca dei cuccioli e mira ad avere più di quello che ha, mira allo status symbol della pelliccia di vero pelo ottenuta con un numero grandissimo di cuccioli.

 

crudelia fuma

 

Il design era fortemente ispirato a Betty Lou Gerson, la donna che la doppiava, con i suoi zigomi sporgenti e infatti Crudelia è tutta a punta. Ma il tocco geniale è che è sempre molto grossa grazie alle pellicce. Sia con quella bianca (che usa quasi sempre) sia con quella nera che tiene a letto, è gigantesca, più grande degli altri personaggi, anche degli uomini, ma poi di continuo ci viene mostrato come, sotto la pelliccia, sia esageratamente magra. Quel contrasto nella nostra testa funziona come se la pelliccia fosse la sua vera carne e ogni tanto potessimo vedere lo scheletro. Anche perché l’interno del cappotto di pelliccia è rosso come il sangue.
Fondata su questo trittico di colori di provato successo (bianco, nero e rosso) ciò il segno che davvero la caratterizza è però solo il rosso.

 

crudelia rosso 2

 

Era stato Marc Davis a disegnarla e idearla, uno dei nove saggi dell’animazione, già responsabile per Campanellino in Peter Pan e Malefica in La bella addormentata. L’aveva pensata per contrasti. Quella pelliccia bianca con la pelle scura infatti le dà una nettezza di contrasto che gli altri non hanno, è meno morbida, e poi anche i capelli lo ribadiscono. In teoria lei sarebbe tutta bianca e nera (il tubino sotto la pelliccia) con solo qualche inserto rosso fuoco come scarpe, rossetto e guanti. La scelta però è più sofisticata di così, infatti quando si arrabbia e sbraita, quando insomma si agita emerge il rosso dell’interno della pelliccia, quello diventa di colpo il colore che notiamo di più. Più si agita più è rossa, come quando un cane che ringhia mostra le gengive rosse.

 

crudelia rosso

 

Alla fine, nel delirio paranoico dell’inseguimento del camion con i cuccioli dentro anche gli occhi diventeranno rossi (come li aveva nel romanzo), la macchina (rossa), perde pezzi rimanendo anch’essa con il suo scheletro e sputando fuoco, mentre l’azione è tale che la copertura della pelliccia salta e vediamo bene lo scheletro di Crudelia.
Tutto il cartone ci dice che è un mostro orrendo che si spaccia per persona normale grazie alle pellicce che le danno un’aria presentabile e una morbidezza fasulla ma accettabile. Pochissimi altri cattivi prima di lei avevano questa dualità, cioè erano qualcosa in apparenza e altro in sostanza. Di nuovo bisogna tornare a Grimilde che trasformandosi in vecchia rivela la sua essenza, cioè ha un character design che parla meglio della sua malvagità.

 

crudelia camino

 

Negli anni ‘90 il rinascimento Disney avrebbe ripreso esattamente queste caratteristiche con Ursula (che alla fine si trasforma sia in donna umana che in mostro gigante), Jafar (dotato di obiettivi altissimi), Scar (che progetta di diventare re e per il quale Simba è una pedina), Gaston (grande e grosso, bello solo in opposizione alla bestia) e anche Shan Yu di Mulan è un mostro in bianco e nero dagli occhi rossi.

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