Negli anni ’70 la Marvel era “solo” una casa editrice di fumetti. Lontani dall’essere considerati arte i comic trovavano un grande successo tra il pubblico di adolescenti che li acquistava nelle edicole. Quel decennio contribuì alla nascita e alla diffusione della corrente underground che ha aperto nuove idee editoriali utili a nobilitare il mezzo anni dopo. Di lì a poco i supereroi inizieranno a consolidare la propria base di fan con le prime convention e si sposteranno nelle fumetterie. Sono anni in cui gli editori cercavano di variare l’offerta, provando a sfruttare la popolarità su altri media. Così arrivarono anche i primi esperimenti audiovisivi. In accordo con CBS, Marvel lanciò la serie live action di The Amazing Spider-Man, quella dell’Incredibile Hulk, due lungometraggi di Captain America, e persino un film sui KISS. Tra questi ci fu anche un Doctor Strange.

Dal multiverso della follia all’universo cheap

In occasione dell’uscita di Doctor Strange: nel multiverso della follia il 26 aprile Shout Factory ha rilasciato la versione Blu-ray, disponibile negli Stati Uniti , del film per la TV girato nel 1978.

Come tutti gli esperimenti di quell’epoca anche il film di Philip DeGuere è una versione povera sia di mezzi che di idee. Un adattamento fatto quando ancora non c’era un linguaggio codificato per trasporre i fumetti al cinema. Si vede quindi tutto l’imbarazzo nel maneggiare questo materiale. È come se ci fossero due timori che hanno guidato tutta la produzione. Il primo è che non si capisse la trama. Perciò si abbonda di flashback chiarificatori. La quarta\quinta volta che si vede la stessa scena che spiega come Clea sia stata posseduta da Morgan le Fay (e quindi non responsabile delle sue azioni!) ci si sente privati di ogni energia. D’altronde, essendo pensato per la televisione, non è detto che tutti si collegassero puntuali all’inizio del film. 

Doctor Strange Morgana

La seconda paura è proprio quella di fare un buon film. Sembra paradossale, eppure non c’è nessun indizio che indichi l’intenzione di essere qualcosa di più che approssimativi e dal rapido consumo. Gli intellettuali consideravano allo stesso modo i fumetti: storie da fast food pre letterari. Così i supereroi in TV non erano film veri, ma un riempitivo dei palinsesti che poteva piacere alle famiglie con la televisione accesa mentre si dedicavano ad altre attività. Si cercava qualcosa di spettacolare, rapido, d’effetto (anche con un budget adeguato). Non la qualità.

Baffi magici e costumi di carnevale

C’è un notevole imbarazzo nel mettere in scena un dottore magico prendendolo sul serio, anche se questo film avrebbe dovuto aprire a una serie, poi mai realizzata.

Il modello è sempre quello del Batman di Adam West. Su quel set si divertivano da matti. È evidente che lo stesso è accaduto anche sul set di Doctor Strange. Nella prima parte sembra di guardare una telenovela (o una sitcom data la pigrizia nel cambiare ambientazione). Il successo de L’incredibile Hulk era ben lontano. Eppure Stan Lee, che supervisionava gli adattamenti, si disse soddisfatto. 

Peter Hooten (Strange) fa di tutto per il suo eccentrico dottore pur con il poco spazio concesso. Con inquietanti baffoni e quel pizzico di saccenza è un protagonista marginale. Indosserà l’iconico costume solo alla fine, diventando bravissimo a gestire la magia in un lampo. In lui c’è una piccola tensione tra ragione scientifica e magia, subito risolta a favore della seconda.

Jessica Walter è la migliore in campo. La sua Morgan le Fay viene incaricata dal demone senza nome – con un ridicolo aspetto fallico – di uccidere lo Stregone Supremo della terra. Per fare questo possiede l’innocente Clea Lake che, dopo avere fallito l’attentato, viene soccorsa da Stephen Strange. Non un chirurgo ma uno psichiatra, che si interessa del trauma dissociativo subito dalla ragazza. La sua indagine lo conduce alle porte del Sancta Santorum dove intraprende il (brevissimo) percorso per diventare Stregone.

Doctor Strange 1978

Doctor Strange e il finale della fretta e furia

La versione del 1978 di Doctor Strange si chiude rapidamente. Erano andati fuori budget e fuori tempo. Il terzo atto ha quindi ben poche magie (realizzate senza troppo impegno anche per i mezzi dell’epoca). Il linguaggio visivo è quello che si potrebbe trovare in uno spettacolo teatrale filmato e montato per una trasmissione. La prima ora è praticamente un medical drama meno colorato di quello che avrebbe potuto essere, la seconda una confusa successione di eventi e raggi di luce.

Eppure, per qualche incredibile ragione (forse la sua comicità involontaria), Doctor Strange non è mai noioso. Tocca solo la superficie di quello che una serie avrebbe potuto fare con il personaggio. Una sorta di Ai confini della realtà (di cui DeGuere dirigerà due episodi) in versione mistica più che fantascientifica. Come teaser quindi non è niente male. Certo, è da vedere con gli occhi dell’epoca, ed è impensabile paragonarlo anche solo con il Superman arrivato al cinema lo stesso anno. Per quanto orribile, mal fatto, rapido e camp, questo lungometraggio dimostra già un’intuizione delle potenzialità di questo universo. Sono solo arrivati troppo presto, senza avere né i mezzi né un’idea ben precisa di come fare.

Resta sorprendente anche che, a fronte di personaggi ben più noti nel mondo Marvel (come ad esempio i mutanti), si sia deciso di portare in televisione uno dei minori e più complessi. Forse convinti dal crescente esoterismo e dalla fascinazione di quegli anni per l’ignoto, gli autori hanno aperto degli spiragli nell’universo Marvel che, nella corrente contemporanea, hanno richiesto quattordici film prima di venire proposti. 

Nel 1986 si cercò di fare un film per il cinema su Doctor Strange con sceneggiatura di Bob Gale. Non se ne fece niente, salvo poi riprovarci nel 1989. Anche lì fu un buco nell’acqua. Sotto questa prospettiva allora è incredibile anche solo che questa versione del 1978 esista. Così acerba rispetto a quello che saranno poi i cinecomic, ma così avanti rispetto a come la Marvel gestirà le apparizioni dei suoi personaggi anni dopo.

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