Il mondo dell’audiovisivo è ritornato alla ricerca di nuovi punti di contatto con il proprio pubblico. La pandemia, la crisi della presenza in sala, e la guerra dello streaming hanno costretto sia i distributori che le piattaforme a trovare nuovi strumenti di promozione. Alla lista di social network già presidiati, si è da tempo aggiunto, soprattutto oltreoceano, TikTok.

Per certi versi è un competitor: una piattaforma video in cui sia immagini che audio sono parte integrante dell’esperienza d’uso. Il formato è differente: 9:16 contro i 16:9. Però sempre d’intrattenimento si parla. E quando tutti i player che operano sul tempo libero si contendono disperatamente l’attenzione degli utenti, anche TikTok deve diventare uno strumento da conoscere e usare per la propria causa.

Dal grande schermo al cellulare

Così il mondo del cinema si sta trasferendo lì, cercando di sfruttare la sua rapidità e soprattutto il suo pubblico giovane per dare una rinfrescata ai meccanismi promozionali classici. Sembra che chi si è già avventurato sia stato accolto bene. Secondo una ricerca – condotta da TikTok stessa – il 58% degli utenti si è infatti detto interessato nel vedere più contenuti generati dagli studio legati ai film.

L’app non è l’unica a muoversi per una maggiore integrazione con l’entertainment. Meta cerca di arricchire sempre di più la sua esperienza d’uso anche per i moviegoers. Il processo di acquisto dei biglietti direttamente dai post sponsorizzati è sempre più integrato con i sistemi di vendita online. Instagram, Facebook, Whatsapp si stanno muovendo per diventare uno spazio ancora più significativo per la vendita e la promozione di eventi.

I dati relativi a TikTok indicano che per il pubblico che frequenta l’applicazione la promozione di uno spettacolo diventa nel 50% dei casi il primo punto di contatto. Significa che di coloro che vengono raggiunti dal contenuto la metà non ha mai sentito parlare prima del film promosso. La sfida per il futuro sarà convertire sempre di più l’informazione con i biglietti staccati (o gli abbonamenti sottoscritti). Quindi far scoprire un titolo e riuscire a offrire contestualmente l’acquisto del posto in sala direttamente dall’app 8o con il minimo possibile di passaggi).

La piattaforma stessa vuole collocarsi nel settore dell’intrattenimento audiovisivo, sfilandosi così dalla competizione con i tradizionali social network. Così la settantaquattresima edizione del festival di Cannes vede TikTok tra i partner. Notevole, se si considera che l’alleanza arriva proprio da coloro che a lungo hanno combattuto una battaglia di principio (e presunta sopravvivenza) contro Netflix. #TikTokShortFilm porta una piccola sezione competitiva della kermesse online. Corti, cortissimi, dai 30 secondi ai 3 minuti, in formato verticale giudicati da una giuria.  

Promuovere il film su TikTok

Gli spot che passano su YouTube possono essere inseriti prima, durante, e dopo il video. Su TikTok invece vengono fruiti in maniera coerente con gli altri contenuti. Pur essendo skippabili sono più efficaci perché ricevuti organicamente con il resto dell’esperienza. 

Così negli Stati Uniti le società hanno iniziato a coinvolgere i talent per consolidare la loro presenza nell’app e promuovere i contenuti al suo interno. 

Pedro Pascal che con un filtro pesantissimo guarda in camera e dice di essere “il papà più papà” (un chiaro gioco sull’attrattiva sessuale dei cosiddetti daddies, i “paparini”) è diventato virale per il suo contenuto spiazzante e comico. A fare notizia è però il fatto che il video è stato postato sul canale ufficiale della Lionsgate come parte della campagna della commedia The Unbearable Weight of Massive Talent. 

Un contenuto che funziona perché parla lo stesso linguaggio della community. Marisa Liston, presidente del marketing globale dello studio, spiega che non si può forzare l’engagement su TikTok. Perciò l’unico modo per colpire l’attenzione attivando i follower è quello di produrre contenuti da una prospettiva di fan. 

Nel team di social media manager sono stati coinvolti coloro che già usavano l’app attivamente. Con una buona dose di libertà, c’è da dire. Lontani dalla rigidità di un profilo “istituzionale”, interagiscono e affrontano il chiacchiericcio con uno stile molto franco. 

A colpire l’attenzione degli analisti è stata la gestione di una questione riguardante il trailer del film Pinocchio: A True Story. Su Twitter era esplosa una discussione per la voce del doppiatore Pauly Shore. Secondo alcuni utenti Pinocchio parla con un tono leggermente effemminato. L’hanno così dichiarato una vera icona LGBTQ+ rendendolo virale grazie ai commenti. Lionsgate ha cavalcato l’onda su TikTok con un video dedicato alla “yassification” di Pinocchio. Ovvero l’atto di rendere qualcuno “più gay”. 

L’effetto è stato spiazzante. Il risultato? Utenti che si chiedevano chi fosse a capo di quell’account e altri che ammettevano il loro interesse per il film grazie a questo linguaggio ironico.

Anche la Universal sta puntando sulla piattaforma

La Universal sta puntando invece sulla nostalgia. Cerca di creare dei trend a partire dalla sua library di classici. Clip di Erin Brockovich, Le amiche della sposa, Ragazze nel pallone sono venute in aiuto per creare un engagement discreto: si riconoscono le immagini, si rilanciano, e si riporta all’attenzione il film. Un modo per far crescere la presenza dello studio, che funziona meglio se affiancato alle call to action. 

La campagna di Sing 2 ha previsto un concorso di canto gestito direttamente nell’app con il vincitore che è potuto andare alla premiere di Los Angeles. 

Per diventare virali si fa di tutto, così anche Helen Mirren si è prestata per un simpatico video di promozione per Fast & Furious 9, che potete vedere qui sotto.

TikTok diventerà uno strumento fondamentale per portare la gente a fruire di un contenuto? È ancora presto da dire ma sicuramente la direzione è quella, soprattutto su target non configgenti con il mondo Meta.

Perché questo continui dovranno andare avanti a verificarsi due importanti condizioni. In primo luogo i creatori di contenuti dovranno continuare ad essere al centro, coinvolti e remunerati nelle campagne per garantire con il loro linguaggio una maggiore penetrazione dei contenuti. In secondo luogo gli studi dovranno continuare a vedere un ritorno costante nel tempo del loro investimento. Per lo meno fino all’arrivo del prossimo strumento capace di parlare con uno stile nuovo e più convincente. 

Fonte: Variety

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