La direzione è chiara da tempo. La consapevolezza degli autori anche. La trasformazione della saga di Fast & Furious è irrimediabile, ed è fatta contro corrente ormai da molti anni. Le grandi produzioni cercano di crescere con il proprio pubblico diventando seriose, cupe, mature, Fast & Furious 9 dimostra che non è sempre necessario che sia così.

Più svogliato degli altri capitoli, ma ancora più assurdo e consapevole, questo nono film ci fa rendere conto che lo squalo è stato saltato da più tempo di quanto non si sia stati dall’altra parte. La saga è questa cosa qui ormai da così tanto che quasi ci si è dimenticati da dove è partita.

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Sorprendentemente Fast & Furious 9 tenta in parte di riprendere le fila, ritornando alle origini. Con un flashback conosciamo Dom Toretto da giovane, con padre e fratello sulle piste. Invece di aggiungere carne al mito dell’uomo duro il film non fa altro che annebbiare con il fumo quel protagonista del film del 2001 ormai trasformato del tutto. Vin Diesel lavora con il fisico, con le pose perennemente incazzate di uno che “a rispetto restituisce rispetto, a insulto restituisce una mandibola spaccata”.

La prima volta che arriva su schermo nel primo film si racconta la sua personalità sottolineando il suo periodo in carcere. Il fatto di avere quasi ucciso una persona con brutale efferatezza lo rende una bomba pronta a esplodere da un momento all’altro. 

E invece no. Oramai niente di questo conta più. Le facce cattive servono solo a mimare un’idea di machismo consapevole di essere macchietta. Come dei personaggi dei cartoni animati che si ringhiano addosso strizzando gli occhi.

In Fast & Furious 9 anche Dom Toretto si scopre orsacchiotto tenerone in pieno turbinio di sentimenti. Non è mai stato cattivo, ci dice la sceneggiatura, è che l’abbiamo disegnato così. In realtà fosse stato per lui (e non per le sciagure della vita) sarebbe stato un ottimo professionista impegnato nelle pratiche del bonus facciate e nel recupero edilizio. Per lo meno stando a quello che vediamo nel film.

Insomma, la nuova identità narrativa della saga è ormai quella dell’eroe controvoglia, del padre di famiglia costretto a spaccare i musi. Chi è “la squadra” se non il gruppo di amici cantato dagli 883 ne Gli anni? “Stessa storia, stesso posto, stesso bar. Stessa gente che vien dentro consuma, poi va” perché non è che cambi poi un granché nella loro esistenza fatta di posti a tavola aggiunti, auto e botte. Hanno mogli, figli, una gran voglia di impartire un’educazione trappista fatta di ritiro dal mondo, preghiere e crocifissi (oltre che ovviamente di birra, ma di un’altra marca).

Non lo so che faccio qui. Esco un po’ e vedo i fari dell’auto che mi guardano e sembrano chiedermi chi cerchiamo noi”. Nello specifico i fari dell’auto li guardano letteralmente e gli dicono di cercare l’ennesimo MacGuffin che potrebbe distruggere il mondo.

Fast & Furious 9 spazio

In Fast & Furious 9 c’è molto di cui infastidirsi. In primis i problemi psicanalitici, le morali da quattro soldi, quella terribile sensazione che, in fondo, qualcuno ci abbia creduto veramente. Rispetto agli altri capitoli ha poi più problemi di ritmo, grandi momenti di stanca alternati ad accelerazioni improvvise. Sembra tutto già visto nei trailer, non si è tenuto da parte nessuna sorpresa d’azione, mentre si compiace della sua linea drammatica che non interessa a nessuno.

Ma c’è anche molto di positivo, ed è il coraggio di sconfinare oltre i generi. Non è ancora una trasformazione completa, piuttosto un equilibrio stabile, ma ci stiamo per arrivare. In Fast & Furious 9 la miscela è composta al 70% dalla “famiglia”: valori un tanto al chilo, buoni sentimenti, infantilismo paraffinico e resurrezioni alla Beautiful così incredibili da creare sottocorrenti religiose. Capiamo perché non possa mancare un crocifisso al collo: non si sa mai che ci sia bisogno di una vita extra.

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E poi c’è il metacinema alla Scary Movie. Messo solo al 30%, purtroppo, ma la speranza è che possa prendersi almeno un altro 20%. L’obiettivo palese è quello di trovare un equilibrato 50\50 tra serietà di intenti e ironia metacinematografica. Sia chiaro, il paragone ha tutt’altro che un’accezione negativa. Il film di Justin Lin ha infatti in quel 30% un’anima di parodia. E non (solo) di se stesso, ma di altri film!

Tutte le scene d’azione si dimenticheranno. Tutte le minacce, le esplosioni e le macchine, non resteranno nella memoria per più di qualche settimana. Il momento introspettivo alla Gravity, a bordo di un’auto-razzo con Roman e Tej che volano nello spazio, no. Con una tuta da palombari e abbondanti “caramelle spaziali” scartate attorno a loro, guardano il globo terraqueo con la stessa faccia stupita di Sandra Bullock e George Clooney. Poco dopo vanno a distruggere un satellite sparandone i detriti ovunque. Sembra proprio l’incipit segreto del film di Alfonso Cuarón. Grazie a Fast & Furious 9 capiamo da dove arriva la pioggia di materiale spaziale che investe i due sfortunati astronauti. Colpa dell’automissile di un altro film!

Il product placement sbattuto in faccia è da sempre grande fonte di finanziamento della saga. In questo film diventa addirittura “meta”. Fa un salto insensatissimo in un’incredibile scena in cui Cipher, chiusa in una gabbia come Loki, inizia un’infinita serie di riferimenti a Star Wars che culminano con la finissima constatazione che Yoda è “un burattino con una mano ficcata su per il suo…”. E i riferimenti ad altri franchise non finiscono qui: c’è la spidercam usata per riprendere la macchina che volteggia come l’Uomo Ragno tra una parete di roccia all’altra (mancava solo l’iconico tema di Elfman). C’è un camion che si ribalta come i leviatani degli Avengers e Jason Statham che picchia un sacco di boxe come Captain America.

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Le guest star compaiono e caso – come ad esempio Cardi B – e se ne vanno senza un perché, non nascondendo mai veramente la propria reale identità. Le regole della fisica vanno “seguite alla lettera”, come dicono, ma in quel mondo sono leggermente diverse dal nostro. Cioè non esistono. Abbondano i cattivi cartooneschi che sfondano cartelli stradali e sono i “menti caratteristici” a segnare l’albero genealogico della “famiglia”. 

Insomma, si ride tanto in Fast & Furious 9, a volte lo si fa del film, a volte ci si diverte con lui. È questa seconda risata che la saga potrà ripartire e trovare la propria conclusione. Ora che siamo anche andati nello spazio a bordo di un’auto, il decimo capitolo non dovrebbe essere timido nel cercare quell’equilibrio tra parodia e azione che Lord e Miller raggiunsero in 21 Jump Street. Probabilmente sarà un sogno irrealizzabile, ma se riuscisse a seguire questa strada quella delle macchine veloci e furiose potrebbe essere l’arco più assurdo mai vissuto da un franchise. E quindi anche uno dei più imperdibili. 

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