Non esiste un nome che incarni meglio tutti i cambiamenti della contemporaneità audiovisiva che i fratelli Russo. Anthony e Joe, in sala con The Gray Man (il più costoso film prodotto da Netflix, in arrivo sulla piattaforma il 22 luglio) sono molto di più del perfetto anello di congiunzione tra televisione e cinema. Con il potere ottenuto dopo il successo della loro run in casa Marvel si sono posizionati al centro di diverse correnti dell’industria riuscendo a tenerle tutte insieme.

È questo che deve essere piaciuto di loro a Kevin Feige quando, pressoché sconosciuti al grande pubblico, sono stati chiamati a dare vita a Captain America: The Winter Soldier. Cioè la capacità di fare di necessità virtù, di lavorare con pochissimo o con moltissimo, restando concentrati sull’obiettivo. Due autori quindi, capaci di lavorare per il progetto e non per se stessi, pur senza seppellire la loro personalità.

I fratelli Russo in prima linea alla Marvel

Non esiste lo “stile Russo”, tratti distintivi o ricorrenti che aiutano a individuare i loro film. La loro forza è semmai quella di fare emergere la personalità della storia che hanno tra le mani. Tirare fuori dai personaggi e dall’intreccio il tono, dedurre quindi dagli elementi interni al film quello che diventerà il linguaggio visivo. C’è una grande differenza infatti tra Captain America: Civil War e Avengers: Infinity War. Il primo è un action thriller dal tono scattoso, depresso da una fotografia gelida e dai colori smorti, e così verboso da dipendere interamente dai drammi morali dei personaggi. Il secondo è composto da one-liner, coloratissimo e senza sosta che progredisce sulla base di quello che succede ai protagonisti. La mano è più ferma, cambiano anche le forme dei supereroi, meno spigolose, più pulite e classiche. 

Un abisso rispetto a Cherry, il film della liberazione dalla pressione dei blockbuster Marvel. Il meno riuscito della loro produzione è il tipico sfogo creativo di chi è in cima a Hollywood e tutto può. Inquadrature assurde (una addirittura è dall’interno di un retto), un montaggio su più piani temporali che poco aggiunge alla storia se non il fatto di confondere e affaticare. Come sempre per i fratelli Russo per leggere una loro opera bisogna considerare quale media li ha ospitati. In questo caso Apple TV+, la piattaforma alla ricerca di contenuti diversi e improntati alla qualità. 

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Arrested Development

Gli inizi dei fratelli Russo mentre la televisione cambiava

Registi della decostruzione, i fratelli Russo hanno seguito il percorso classico: scuola di cinema, primo film a budget zero, secondo film con studi indipendenti. La loro fortuna fu entrare nelle grazie di Steven Soderbergh mentre era in pieno sodalizio artistico con George Clooney grazie agli Ocean. Così l’attore fece una comparsa nel loro Welcome to Collinwood (remake de I soliti ignoti) insieme a Sam Rockwell e William H. Macy.

La televisione dei primi anni del duemila stava cambiando per l’ennesima volta. Con la diffusione del digitale il processo creativo stava diventando meno costoso e più rapido per riempire i palinsesti di contenuti. Arriva la tv della realtà, delle riprese amatoriali e dei reality show. Arrested developement prende quella moda e la declina in versione umoristica. Una soluzione indie per risolvere tanti problemi insieme: il costo, la velocità di produzione e trovare un’identità precisa. Anche in questo caso è lo show che fa emergere uno stile a cui si adeguano i fratelli Russo, non il contrario.

Il successo agli Emmy instradò la loro carriera. Ormai legati alla televisione comica, pur coltivando il desiderio di fare un altro tipo di cinema, continuarono il loro lavoro di decostruzione con Community. La commedia li aveva imprigionati. Tu, io e Dupree, il film del 2006 con Owen Wilson, Matt Dillon e Kate Hudson fu una piacevole commedia romantica che confermava il talento per la risata e poco altro. Volevano andare oltre, e si vedeva. Inseriscono nelle loro produzioni altri generi, lavorano di sfumature per provare tutto il range su cui riescono a spostarsi.

Sebastian Stan captain america The Winter Soldier fratelli Russo
Captain America: The Winter Soldier

Il secondo tempo

L’incontro con i Marvel Studios fu provvidenziale: un’intuizione geniale da parte di entrambe le parti. Nessuno avrebbe scommesso che le cose sarebbero potute andare così bene. Invece i fratelli Russo arrivarono a fare esattamente il cinema che volevano, e che voleva lo studio, mentre l’universo di supereroi trovò due registi capaci di inserire l’umorismo all’interno di opere action rigorose e ben dirette. Praticamente lo stile Marvel delle prime fasi perfettamente bilanciato.

Da lì è continuata l’operazione di fondazione del mito e distruzione dell’eroe classico. Sono personaggi in crisi i loro, distanti dai litigiosi Avengers di Whedon. Questi sono supereroi che non si stanno antipatici, semplicemente hanno idee radicalmente opposte e si ostacolano a vicenda. Un po’ come quell’America divisa che tanto li ha premiati al botteghino.

Oggi sono produttori più interessanti di quanto lo siano come registi

Oggi Anthony e Joe Russo devono ancora trovare la loro strada per la terza vita della loro carriera. Fanno film enormi, sapendo ben gestire la pressione, ma non sembrano più amarli così tanto. Funzionano molto di più nella veste di produttori, con il chiaro intento di scoprire talenti (proprio come loro sono stati scoperti) e dare mezzi, spazio, e conoscenza per creare film nuovi. Se non è questo la prova dell’attenzione dei due cineasti alla salute dell’industria in tutte le sue sfaccettature, che cosa lo è?

City of Crime e Mosul sono due interessanti esempi di film di genere, uno un thriller d’azione e l’altro un film di guerra. Segue il fenomeno Everything Everywhere All at Once, commedia multiversale diventata il maggior successo commerciale di A24. Al box office se l’è vista con Doctor Strange nel multiverso della follia, compiacendo critica e pubblico. Il nome dei fratelli Russo in locandina e nel trailer è stato un asset fondamentale per il marketing. C’è di più: grazie alla loro conoscenza sia del lato indipendente che di quello più istituzionale dell’industria, riescono a portare linguaggi e mode da un mondo all’altro. L’incontro non può essere che positivo. Spesso nascono opere non del tutto riuscite, tentativi sbagliati o da ripensare. Altre volte, la commistione è azzeccata, e allora si spalancano portoni, si creano nuovi fenomeni. Loro possono permettersi entrambe le cose.

I fratelli Russo amano definirsi decostruttori. Nella nuova fase della loro carriera quello che riescono a fare meglio è l’opposto: costruire nuove vie, aiutare gli altri a trovare la propria voce.

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