Godzilla II – King of the Monsters è su Netflix

“Peccato”.

È la prima parola che mi è venuta in mente la prima volta che ho finito di vedere Godzilla II – King of the Monsters, e il fatto che sia la stessa identica parola che è erotta dalla mia gola quando ho finito di vedere Godzilla vs. Kong è indicativo: il film di Michael Dougherty, come anche quello di Adam Wingard dopo di lui, è un ulteriore passo avanti verso un traguardo che, come in una versione mostrologica del paradosso di Zenone, sembra sempre più irraggiungibile con ogni nuovo film. Sto parlando del sogno mio e – spero – di tutte le altre persone di buon cuore che amano le creature giganti nei film e che vorrebbero che il cinema mainstream ci regalasse finalmente il prodotto definitivo del genere: un film di mostri nel quale non ci sono esseri umani, ma solo, per l’appunto, mostri alti come palazzi che si prendono a pugni per due ore. Una sorta di documentario di David Attenborough ma con Godzilla e King Kong al posto del leone e la gazzella; qualcosa che mi faccia dimenticare quanto sono scritti male i film di mostri moderni, e mi faccia godere di uno spettacolo impossibile da trovare altrove.

Ora mi spiego meglio, ma fatemela prendere alla larga con questa domanda: perché vi piace il cinema? (assumendo che vi piaccia altrimenti non sareste qui) Immagino che la risposta sia complessa e sfaccettata ma nel mio caso provo a riassumerla così: mi piace perché se vado al cinema posso vedere ed esperire cose che nella vita reale non posso vedere ed esperire, e ho una particolare passione per quelle che non esistono. Un esempio facilissimo: ho una laurea in paleontologia e anche per questo Jurassic Park è il miglior film di sempre. Tendo a non avere preclusioni di genere, ma se devo scegliere tra due film uno dei quali è una tragedia familiare neorealista ambientata in uno squallido appartamento della periferia romana e uno nel quale una gorgone alta sei metri combatte contro un esercito di alieni insettoidi non faccio fatica a orientarmi sul secondo.

 

Soffio

 

Tra poco torno su Godzilla II – King of the Monsters, ma lasciatemi dire che per una persona con certe preferenze gli ultimi anni sono stati una festa ma anche una galleria di promesse disattese. Il cinema di mostri è vecchio quanto il cinema stesso, proprio per il discorso che facevo sopra sul mostrare cose che nel mondo reale non si possono vedere: i mostri di ogni taglia e tipologia, da Dracula a King Kong, sono stati tra i primi trope a venire sottoposti al trattamento del grande schermo. È chiaro però che per decenni il cinema di mostri è stato limitato – o costretto ad arrangiarsi e farsi più creativo, se preferite, io personalmente preferisco – dalla tecnologia, e che la CGI e tutte le sue mille evoluzioni hanno aperto nuove strade e nuove possibilità di messa in scena. Se un tempo bisognava limitare lo scontro tra mostri a qualche scena madre per non rischiare di infrangere la fragile illusione di due tizi in costume che si tirano sberle, oggi bastano poche decine di milioni di dollari e le aziende top del settore per dar vita a cose tipo questa:

 

 

È chiaro quindi che quando questi mezzi straordinari hanno cominciato a incontrare la fantasia di certi autori la situazione ai miei occhi è cambiata: all’improvviso cominciavo a intravedere la possibilità di avere sempre più film di mostri e sempre più incentrati sui mostri. E lo so che il c.d. “lato umano” (LU), i personaggi appartenenti alla nostra specie che si trovano a fronteggiare i suddetti mostri, sono considerati fondamentali in questi film; che il primo Godzilla era prima di tutto un dramma bellico e solo in second’ordine un film su un mostro nucleare uscito dall’oceano per distruggere Tokyo; che c’è questa corrente di pensiero secondo la quale senza il loro contraltare umano i mostri al cinema non sono altrettanto efficaci; che siano i personaggi a fare i film su Godzilla, non Godzilla stesso.

È una posizione comprensibile e anche apprezzabile, ma purtroppo completamente sbagliata. Scherzo! Non venitemi a cercare armati di mazze e pesantissimi funko pop di Mothra (esistono? Non ufficiali, no). È vero, sono disposto ad ammettere che se trattato a dovere anche il LU può avere un senso: penso per esempio al King Kong di Peter Jackson, se vogliamo restare in ambito “mostri moderni e tante grazie CGI”. Ma guardiamoci in faccia un attimo e parliamoci onestamente: pensate a tutti i film di mostri usciti post-Pacific Rim e ditemi se ce n’è uno scritto decentemente, o dei cui personaggi vi ricordate il nome.

 

Godzilla II - King of the Monsters mostri

 

Cito Pacific Rim perché è arrivato a gamba tesa nel panorama mostrologico con un’IP nuova di zecca e una gran voglia da parte di Guillermo del Toro di celebrare il lato bestiale dei monster movies (oltre che la sua passione per certe robe giapponesi, ovviamente). Già i primi trailer facevano intuire un film nel quale gran parte del minutaggio sarebbe stata dedicata alle sberle tra mostri e robot; e nel quale i personaggi stessi si sarebbero fusi con i suddetti robot, scomparendo e abbandonando almeno in parte la propria identità umana per esaltare quella meccanica (e gigantesca). A conti fatti Pacific Rim non mantenne tutte queste promesse: c’era ancora tanto LU nel film di del Toro, e al tempo ci fu anche modo di criticarlo per via dei suoi personaggi troppo piatti e dell’arcinota e famigerata “trama stupida” – critiche che forse andrebbero riviste alla luce di quanto è arrivato dopo, ma questo è un altro discorso che magari sfiorerò tra poco.

Fatto sta che Pacific Rim fu, per me almeno, una sorta di trailer esteso e allungato con improbabili storie d’amore e amicizia virile di come sarebbe potuto essere un film di mostri basato esclusivamente sui mostri. E da lì in avanti ho investito tutte le mie speranze e i miei sogni nel c.d. “MonsterVerse” di Universal, che fin dall’inizio si è presentato come la risposta ancora più mostruosa proprio a Pacific Rim. Immaginatevi quindi la mia delusione quando l’altrimenti sontuoso Godzilla di Gareth Edwards, forse il miglior film in quanto tale dell’intero MonsterVerse, si rivelò essere l’ennesima variazione sul tema “c’è un mostro, ma noi vediamo tutto dagli occhi di qualche umano”, che lasciava veramente la scena a Godzilla solo sul finale.

 

 

La svolta vera per me è arrivata però con Skull Island, che mi permette di tornare a quel discorso che facevo prima sul “miglior film in quanto tale”. Il discorso è questo: non sono così disonesto da voler spacciare Skull Island e i due capitoli successivi per qualcosa che non sono, e cioè buoni film. Sotto tantissimi punti di vista non lo sono, neanche di striscio: sono scritti tra il male e il peggio, e per di più la qualità crolla capitolo dopo capitolo, popolati da personaggi-stereotipo il cui sviluppo sta scritto sul retro di una carta di caramella e interpretati da gente spesso fuori posto (Brie Larson e Tom Hiddleston, per dirne due), e probabilmente (soprattutto Kong vs. Godzilla) anche vittime di tagli, riscritture, rimontaggi e sistemazioni in corsa che li rendono frammentati, spezzettati, come se fossero dei mostri di Frankenstein riassemblati intorno alle sequenze di botte.

Questo significa che li ho visti una volta sola e non li voglio più vedere in vita mia? Al contrario: sia Kong: Skull Island, sia Godzilla II – King of the Monsters, sia Godzilla vs. Kong azzeccano in pieno tutte le sequenze senza umani ma piene di mostri, e mettono in scena alcuni degli scontri più spettacolari che il cinema di genere abbia mai visto su un grande schermo. Si può addirittura discutere di quale dei tre lo faccia meglio, perché ciascuno ha un suo stile e un suo approccio particolare alla materia “ecco alcuni mostri che si prendono a ceffoni”! è roba pensata per andare su uno schermo grandissimo con un volume altissimo, e tutte le volte che succede fa dimenticare gli orrori del LU.

 

Tre

 

Eppure nonostante tutto il LU è ancora presente.

Lo era in King of the Monsters, che per lo meno sfruttava quest’idea curiosa (ma non del tutto originale, v. il primo Kingsmen) del villain che è un ecoterrorista che vuole far estinguere il genere umano per salvare il resto del pianeta. Lo è ancora di più, o per lo meno ancora peggio, in Godzilla vs. Kong, nel quale spuntano personaggi come funghi e la maggior parte di questi sono poco più che plot device con le gambe. Certo, se parliamo di minutaggio GvK ha meno LU e più risse di quante ne abbia KoM; ma in nessuno dei due casi il totale è pari a 0, e questo fatto che alcuni di questi personaggi resistono ancora film dopo film mi fa pensare che non lo sarà mai. È Achille e la tartaruga, se la tartaruga fosse alta sessanta-ottanta metri, e sogno il giorno in cui una persona illuminata risolverà il paradosso.

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