Guardiani della Galassia Holiday Special dura poco meno di 40 minuti. È un gradevole mediometraggio natalizio che chiude la fase 4 con un tono caldo e rilassato. Più che agli spettatori, lo speciale serviva a James Gunn per riprendere confidenza con la sua squadra disfunzionale dopo che l’aveva lasciata nel 2017 con il Volume 2. Non era richiesto che fosse nulla di più di un momento di godimento per i fan, e un riempitivo per Disney Plus. Uno spazio di libertà in cui giocare e dare sfogo alla creatività. E così è, però concede anche un’idea di regia da applausi. Cioè accumulare più suggestioni e dettagli di sentimenti nel minor tempo possibile.

Un divertimento per i Guardiani della Galassia che fa da ponte verso atmosfere più serie

La buona notizia è che Gunn si diverte ancora tantissimo, e si vede. Tutto scorre veloce, ma con una grande atmosfera. C’è spazio per il gioco metacinematografico che sembra diventato una costante della permanenza Marvel sulla piattaforma. Kevin Bacon si ritrova in una sceneggiatura che sarebbe stata perfetta per Nicolas Cage e riceve la sua definitiva consacrazione allo status di leggenda vivente e supereroe. Le piccole ambizioni produttive di Guardiani della Galassia Holiday Special non rappresentano però le grandi esigenze narrative autoimposte da Gunn che usa questo spazio come un ponte (meno di un prequel) per posizionare i personaggi nel punto perfetto per la conclusione della trilogia.

Vedere come lo fa è un piacere. Con una grande abilità di enunciazione per immagini, ci bombarda di informazioni minimali eppure importantissime. Piccoli frammenti che non appesantiscono la leggerezza impalpabile del film. Se messi insieme fanno però un quantitativo di informazioni che rendono densissimi questi minuti. E quindi più riguardabili, più frizzanti e coinvolgenti. Si va da piccole battute che possono passare sotto traccia a qualche grande rivelazione.

Le easter egg sono molte. Dopo la scena di Hollywood si può vedere un manifesto di Kingo’s Christmas che accende la speranza di rivedere presto l’Eterno. Nella “mappa delle star di Hollywood” appaiono John Cena e Margot Robbie, due star della Suicide Squad che James Gunn ha girato per la concorrenza. Abbiamo avuto un’ulteriore conferma poi che Batman e Bruce Wayne (e quindi la DC?) esistono nel Marvel Cinematic Universe. Per lo meno sotto forma di film e fumetti. Mentre la voce di Cosmo è di Maria Bakalova, la Tutar di Borat 2.

Non solo easter egg, quello che conta sono i gesti simbolici

La capacità di sintesi di James Gunn non si limita all’accumulo di leccornie per i fan più attenti. Si sposta anche ad un livello emozionale. In cui la retorica greve del regista viene sempre modellata da una più sincera simbologia nei gesti. Il funerale di Yondu alla fine dei Guardiani della Galassia Volume 2 rappresenta bene questa dote. C’è Cat Stevens che canta Father and Son, fuochi d’artificio, gente che urla e piange vistosamente. Però quello che emoziona è altro: l’autenticità a cui i personaggi si lasciano andare. Le piccole frasi trattenute in cui si dicono la verità dei propri sentimenti.

In un piccolo film senza nemici, l’Holiday Special trova nel rapimento di Kevin Bacon l’innesco dell’avventura; la rivelazione della parentela tra Peter Quill e Mantis è la vera ricompensa per i personaggi. Un colpo di scena non di poco conto, a cui Gunn sembra non avere trovato spazio nel Volume 3 e a cui ha qui potuto dedicare più minuti. Eppure, coerentemente con il modo di fare a cui ci ha abituati, si stringe il cuore più che nella rivelazione nella reazione successiva. “È il più grande regalo di Natale che mi potessi fare”. 

Guardiani della Galassia Holiday Special Braccio Bucky

Quanto raccontano dei caratteri in scena i regali che si fanno! Sono spassosissimi: come avrà fatto Nebula a procurarsi il braccio del povero Bucky? A volte spiegano bene come si sentono dentro. Come il giocattolo regalato da Peter a Yondu e le armi date dal genitore al figlio. Un’inversione di senso che racconta benissimo il rapporto tra un infantile adulto e un giovane che non sa bene come maturare. In 40 minuti abbiamo anche due stili diversi, su due piani temporali, entrambi che vanno a colmare importanti passaggi psicologici lasciati in sospeso dai precedenti film. Kraglin ha la “pinna” di Yondu. Basta vederla per capire tante cose che sono accadute fuori scena. Questo significa dire tanto con sintesi visiva.

Guardiani della Galassia Holiday Special è funzionale al volume 3

Gunn l’ha dichiarato a Deadline: “ho usato l’Holiday Special come un’occasione per introdurre alcuni elementi nei Guardiani della galassia così da non doverli spiegare all’inizio di Volume 3. È un cavallo di Troia”.

Oltre alle esigenze di trama, come presentare la nuova astronave Bowie e Nowhere che è diventata base operativa, abbiamo anche altri dettagli più divertenti. Sono i GoBots, ormai canonici, che hanno ucciso il cugino di Drax. L’ennesima tragedia famigliare di un personaggio che qui ha uno spazio mai avuto nei lungometraggi e che allude alle teorie su una sua possibile dipartita: “non mi piacciono i film in cui non ci sono morti”.

Scopriamo che Mantis ha conosciuto Steve Rogers, e non solo Captain America, e ha fatto in tempo a diventarne amica, probabilmente al funerale di Tony Stark. Lei in questo lasso di tempo ha evidentemente ampliato i suoi poteri. Combatte come non l’abbiamo mai vista fare e, soprattutto insegue Kevin Bacon come una posseduta!

La cosa più importante per la riuscita di Guardiani della Galassia Holiday Special è l’intreccio di legami e non detti tra il vasto numero di personaggi. Nebula è rimasta in disparte, ma è chiaramente diventata la leader del gruppo (un altro passaggio di status quo fondamentale). Quill è in seria difficoltà. È abbattuto, e si sente profondamente solo. Tutta la squadra, la sua famiglia, si adopera per aiutarlo (non l’avrebbero fatto prima della fine del Volume 1). Grazie a quello che è successo in Volume 2 lo fanno anche a costo di piegare il proprio carattere naturale. Drax non è solito fare qualcosa per gli altri, figurarsi una missione non violenta! Mantis non è solita rapire persone. Si sono evoluti.

Gli umani poi vedono un’astronave aliena e scoppiano a piangere. Spesso si è provato a raccontare il post Endgame. Questo è il modo migliore, più diretto ed efficace. Non serve di più.

È cambiato anche qualcosa dall’altra parte della galassia. La terra è conosciuta, i terrestri amati nelle nostre bizzarre usanze. Peter Quill ha portato la musica nello spazio che non l’aveva. Li ha segnati per sempre. Così gli alieni cercano di riprodurre le canzoni di Natale. Come tipico per i Guardiani della Galassia i personaggi mentono a se stessi. Dichiarano che si stanno adoperando perché vogliono far sentire bene il loro amico. Invece lo fanno perché preoccuparsi che gli altri stiano bene fa star bene anche loro. 

Le feste e la loro vera bellezza raccontate in due immagini, in poche scene, con leggerezza. In poche parole: James Gunn.

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