I migliori film de Il pianeta delle scimmie: la nostra classifica

Kingdom of the Planet of the Apes sta per arrivare. Oddio, non esageriamo: uscirà nel 2024, e chissà se da qui a due anni il pianeta (non quello delle scimmie) sarà ancora tutto intero. Però sappiamo che esiste, abbiamo le primissime immagini (ancora in fase di concept art), i nomi del cast e soprattutto sappiamo la data di inizio delle riprese: è ufficialmente cominciato il conto alla rovescia per quello che sarà il decimo film di un franchise cominciato più di cinquant’anni fa, e che da allora ha conosciuto già due reboot – oltre a una serie TV live action, una serie TV animata, libri, fumetti, persino video game (ai quali preferiremmo non pensare). Il pianeta delle scimmie, insomma, è diventato un impero, e visto che abbiamo ancora due anni di attesa prima di fare cifra tonda con i film, abbiamo pensato che sia il momento giusto per fare ordine su quanto uscito finora.

Sarebbe troppo facile, però, mettere i nove film usciti finora in fila uno dopo l’altro – facile e sbagliato, perché la saga di Il pianeta delle scimmie è già finita e ricominciata due volte, e prendendo direzioni ogni volta molto diverse. Abbiamo quindi deciso di creare tre classifiche separate, dedicate ai cinque film originali, al reboot di Tim Burton e alla (per ora) trilogia di Rupert Wyatt e Matt Reeves; e di organizzarle in una meta-classifica, per stabilire se siano meglio i primi cinque capitoli oppure gli ultimi tre (oppure il film one-shot di Burton, ma insomma…). Le classifiche cominciano ora, e vanno dal film migliore al peggiore, la meta-classifica è invece in fondo al pezzo.

Il pianeta delle scimmie primo

Il pianeta delle scimmie (1968, Franklin J. Schaffner)

Il primo film in assoluto della saga, tratto dall’omonimo romanzo di Pierre Boulle, è senza dubbio il migliore – non solo della prima run di cinque film, ma dell’intero franchise. D’altra parte uno dei film di fantascienza migliori di sempre, con alcune delle battute più indimenticabili della storia non solo del genere ma del cinema tutto, un grande cast e soprattutto un finale shock alla Ai confini della realtà che è facile annoverare tra i più grandi finali di sempre. È anche l’unico film del franchise a essere stato selezionato per la conservazione dalla Biblioteca del Congresso.

Fuga dal pianeta delle scimmie (1971, Don Taylor)

Il terzo film della saga originale è anche quello che più si avvicina qualitativamente al primo, tanto che anche la critica nel 1971 fu particolarmente generosa con Fuga – non una cosa scontata in un mondo nel quale la franchise-izzazione di ogni cosa non era ancora diventata l’unica estetica possibile. Narrativamente non segue direttamente il secondo capitolo (alla fine del quale sembrava che le possibilità di ulteriori sequel fossero ridotte a zero), ma prende una direzione vagamente laterale per raccontare una storia che è probabilmente la più politica dell’intero franchise.

L’altra faccia del pianeta delle scimmie (1970, Ted Post)

Un sequel da manuale, e per questo un po’ meno amato dei due precedenti, ma di enorme successo. In un certo senso è il primo, ma più grosso (la classica formula del primo sequel), anche se l’invenzione di una civiltà di umani telepatici che vivono nascosti nella cattedrale di St. Patrick’s serve a dare un minimo sindacale di originalità. Il particolare forse più interessante è che suddetti umani vivono adorando una bomba atomica inesplosa – come in Fallout 3.

1999

1999: conquista della Terra (1972, J. Lee Thompson)

Una premessa molto simile a quella di L’alba del pianeta delle scimmie (anche se sviluppata in direzioni diverse) per un film che però non riesce a essere provocatorio e intellettualmente stimolante come i predecessori. Quantomeno è breve e ricco d’azione (al tempo venne definito “fumettistico”): è fast food cinematografico se paragonato all’originale, ma si lascia ancora guardare.

Anno 2670 – Ultimo atto (1973, J. Lee Thompson)

Come 1999 ispirò L’alba, 2670 ha ispirato Apes Revolution e The War – sempre con i cambiamenti necessari a non farli classificare come reboot. Piagato da un paio di riscritture pesanti (quando non complete), Anno 2670 è un film tutto sommato dimenticabile, anche se ne esiste una versione estesa che aggiunge una serie di scene e dettagli che permetterebbero al film di fare concorrenza a 1999 per il quarto posto.

Burton

Planet of the Apes – Il pianeta delle scimmie (2001, Tim Burton)

Il miglior film della seconda tranche del franchise, nonché il peggiore. D’altra parte è l’unico, perché, nonostante tutte le buone intenzioni di Burton e degli incassi tutto sommato accettabili, il previsto sequel fu cancellato: lo stesso Burton, messo di fronte alla prospettiva di dover dirigere un altro film di scimmie vestite come gli orchetti del Signore degli anelli di Jackson (chiaro caso di spionaggio industriale, se chiedete a noi), rispose “piuttosto mi butto dalla finestra”. È comprensibile: Planet of the Apes è un pessimo film, uno dei peggiori della filmografia di Tim Burton, che diventa inaccettabile soprattutto sul finale, quando prova a replicare lo shock dell’originale con una rivelazione che, purtroppo, è solo molto stupida.

Apes re

Apes Revolution – Il pianeta delle scimmie (2014, Matt Reeves)

Ed eccoci arrivati al momento più difficile: mettere in ordine i tre film della nuova saga, strettamente legati tra loro più di quanto lo fossero i cinque originali, e soprattutto tutti e tre paragonabili – un raro caso di franchise contemporaneo qualitativamente omogeneo. Abbiamo scelto di premiare con il primo posto il secondo film della trilogia, un po’ perché riprende tutte le idee buone del primo e le espande (come fanno i migliori sequel), un po’ perché abbiamo una perversa forma di affezione verso questo film che parla di una pandemia durata anni, e dei pochi umani che ne sono sopravvissuti. In caso di necessità, lo useremo come riferimento per sopravvivere ai prossimi anni.

L’alba del pianeta delle scimmie (2011, Rupert Wyatt)

Magari non ve lo ricordate, ma undici anni fa l’uscita di questo film venne accolta con estremo pregiudizio, perché non ci eravamo ancora del tutto abituati all’idea che il 90% dei prodotti cinematografici sopra un certo budget fossero remake, reboot o sequel, e anche perché era ancora fresco nelle nostre menti il ricordo del disastro burtoniano. L’alba fu un’epifania, prima di tutto tecnologica: Andy Serkis nei panni in CGI di Cesare è ancora oggi una delle creazioni più incredibili della storia della motion capture, e da solo bastò per portare al cinema un’enorme massa di gente – che una volta sedutasi in sala scoprì un film non solo spettacolare, ma anche intelligente, di quelli che ti fanno venire voglia, per una volta, di vedere un sequel.

The War – Il pianeta delle scimmie (2017, Matt Reeves)

Più che il più brutto, The War è il meno bello dei tre. Il problema è che non sapremmo dire precisamente perché: in realtà, più ci pensiamo più ci viene voglia di spostarlo in alto almeno di una posizione. E poi di fare il paragone con Apes Revolution: davvero The War vale di meno? In fondo riesce nell’impresa di essere la spettacolare conclusione di una trilogia ma anche di lasciare in sospeso abbastanza elementi da aprire la strada a possibili ulteriori sequel – il tutto senza mai dare la sensazione che la produzione stia lucrando e puntando ai soldi facili. E se The War in realtà fosse il migliore della nuova trilogia?

The War

Siamo arrivati al momento della meta-classifica. È molto facile: la pentalogia originale contiene il miglior film dell’intero franchise, ma anche due (se non tre) capitoli non all’altezza, mentre la nuova trilogia mantiene costantemente alto il livello. Il tentativo di reboot di Burton, invece, è dimenticabilissimo. Per cui non ci resta che mettere il tutto in ordine così, dal migliore al peggiore:

  1. La “nuova trilogia”
  2. La pentalogia originale
  3. Tim Burton

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