Da qualche anno la A24 si è proposta come una “terza via” del cinema: la casa di distribuzione, poi entrata nella produzione, ha una visione che si pone in un attraente incrocio tra il cinema d’autore e quello mainstream. Sotto il suo mantello ci sono infatti opere con un’identità molto forte, con investimenti contenuti, qualche star a fare da traino e una patina indie comunicativamente molto efficace (quanti i fotogrammi dei loro film ripresi dai profili cinefili di Instagram!). Una formula vincente per l’arthouse che, in anni di crisi al boxoffice del cinema d’autore, è riuscito a trovare una sua audience giovane e appassionata. 

Ed è proprio in questa ricerca di un linguaggio distintivo e di un proprio pubblico fedelissimo che la vittoria agli Oscar 2023 di Everything Everywhere all at Once appare clamorosa, seppur non inaspettata. Insieme a The Whale la A24 ha ottenuto ben nove premi ed è riuscita ad aggiudicarsi la statuetta per tutte e quattro le categorie attoriali.

Nella settimana appena trascorsa sono arrivate molte analisi su cosa significhi il premio di un film come questo, generalmente lontano dall’atmosfera degli Oscar, fatto di arti marziali e multiverso, e se il modello A24 sia il futuro del cinema americano. Trovate il parere del nostro Gabriele Niola nel podcast Insider. Ma come ha fatto questo team di creativi ad arrivare a questo risultato? Che strategie hanno adottato? 

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Cosa è stato Everything Everywhere all at Once per A24

La pressione è alta per i due fondatori dell’A24 David Fenkel e Daniel Katz. Everything Everywhere all at Once, arrivato il 25 marzo sugli schermi americani, ha un budget di 25 milioni di dollari e ne ha incassati (fino ad ora) 108 milioni in tutto il mondo. La storia della casa di produzione non è sempre stata di successi, Under the Silver Lake, C’mon C’mon e When You Finish Saving the World sono titoli significativi che hanno perso soldi, pur avendo grandi star al loro interno. 

Come alcune persone che lavorano all’interno dei grandi studi, rimaste anonime, hanno detto a Deadline, il trionfo agli Oscar cambia tutto rispetto al valore del brand A24. Con il vento in poppa, hanno sufficiente credito nell’industria, e soprattutto tra le star, per fare un salto di qualità in termini di scala degli investimenti. “Sono sensazionali, eppure un’aberrazione” viene affermato nell’articolo. Non tutto è andato liscio in questi anni, molti titoli hanno performato sotto le aspettative, mentre altri hanno sorpreso il mercato andando molto, ma molto, meglio di quanto auspicato. È difficile individuare con chiarezza la forza e la sostenibilità di questo modello per replicarlo. I competitor stanno a guardare: se dovessero aumentare il budget investito nei titoli, riusciranno a moltiplicare anche l’incasso?

Cosa sarà Everything Everywhere all at Once per Hollywood

Minari, Moonlight, Lady Bird, Hereditary, Midsommar sono alcuni dei film che hanno reso A24 un marchio di culto all’insegna del nuovo. Nuovi filmaker, nuove storie, atmosfere, contaminazioni di genere. I tre fondatori originari David Fenkel, Daniel Katz e John Hodges si sono infilati nelle maglie strette dell’industria creando uno spazio diverso da tutti gli altri. Una ricerca di originalità, di voci nuove e di idee slegate da proprietà intellettuali già esistenti. 

A questo si aggiungono strategie di marketing innovative. L’uso dei social è coinvolgente: ci sono state campagne virali come per Swiss Army Man, Ex Machina, Spring Breakers. In generale lo stile visivo, la preponderanza delle inquadrature ad effetto, con una ricerca poetica estrema nei fotogrammi, hanno consolidato uno “stile A24”. 

Niente festival di Venezia o Cannes per Everything Everywhere all at Once. Il film dei Daniels è stato presentato al SXSW, non certo un trampolino di lancio per gli Oscar. Ha così aperto nuovi orizzonti in cui andare a osservare le opere che potrebbero segnare la stagione. 

A24 lavora poi con gli attori come ad Hollywood nessuno riesce a fare. Prende volti noti, a volte considerati a fine carriera (come Brendan Fraser) e li mette in ruoli diversi, se non proprio opposti, a quelli con cui sono diventati noti. 

Moonlight A24

Una nuova gestione del marketing

I fondatori non parlano con la stampa. Gli attori dei film della A24 parlano moltissimo. Jamie Lee Curtis è stata la prima ambasciatrice di Everything Everywhere all at Once e soprattutto della collega Michelle Yeoh usando i social per spingere l’attenzione verso la sua performance. Godendo di una fan base molto attiva e giovane, il megafono online ha permesso alla promozione del film di agire con maggiore efficacia rispetto agli strumenti di promozione tradizionali. 

Secondo l’Hollywood Reporter, che ha intervistato un anonimo dirigente di uno studio rivale, è stato proprio il passaparola a convincere i giurati dell’Academy a dare una seconda possibilità a un film piuttosto polarizzante che non tutti potrebbero avere gradito ad un primo tentativo di visione. Il sostegno da parte dello star system ha accresciuto poi la pressione indiretta, non senza qualche polemica. 

Alcuni eventi organizzati e l’uso dei social da parte di A24 cadono in una zona grigia delle regole dell’Academy. Nel periodo di votazione le società non possono invitare i membri della giuria a feste ed eventi per promuovere i film al di fuori delle proiezioni. A24 ha seguito le regole, ma non gli amici di Jamie Lee Curtis, tra cui Jodie Foster, Jake Gyllenhaal e Melanie Griffith che tennero una festa a Marina del Rey il 15 di febbraio. Qualche giorno prima ci fu nel Mandarin Oriental Hotel di Beverly Hills una cena in onore di Michelle Yeoh a cui parteciparono Jon Landau, Jerry Bruckheimer, Michael Mann e Oliver Stone, anche loro membri dell’Academy.

Le polemiche più accese furono però per un successivo post, poi cancellato, in cui Yeoh riprendeva un articolo di Vogue in cui si affermava che la rivale Cate Blanchett aveva già vinto due Oscar. Perché non dare la possibilità a un volto “nuovo” per il premio?

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Cosa c’è nel futuro di A24

Tra i titoli più attesi nel listino della società c’è Beau ha paura, il ritorno dietro la macchina da presa di Ari Aster con Joaquin Phoenix che promette di essere assoluto mattatore. Se la potenza acquisita dal successo dei Daniels si ripercuoterà sui film si potrà vedere solo tra qualche anno, quando arriveranno le opere pensate nei prossimi mesi.

Nel frattempo per la A24 ci sono delle sfide imminenti. La prima è riconfermare la sua presenza anche nella televisione dopo il fenomeno di Euphoria. È infatti in arrivo The Idol con Lily-Rose Depp e The Weeknd. Ritorna anche la collaborazione con i fratelli Safdie grazie a The Curse, serie che verrà trasmessa su Showtime. 

David Fenkel e Daniel Katz hanno dimostrato interesse anche nello spettacolo dal vivo. Hanno infatti acquisito Cherry Lane, il più antico teatro Off Broadway e hanno investito nella startup Gamma del produttore musicale Larry Jackson. 

Fonte: Variety, Hollywood Reporter

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