Oggi arrivano in streaming ben due film con The Rock, Red Notice su Netflix e Jungle Cruise su Disney+. Per questo dedicheremo degli articoli alla celeberrima e amatissima star

Quando tra qualche anno (sei, realisticamente, a meno di un’accelerata improvvisa verso il 2024) Dwayne Johnson detto The Rock si insedierà nel suo nuovo ruolo di Presidente degli Stati Uniti d’America, il mondo intero si guarderà indietro e studierà la sua carriera cinematografica come si studiano le biografie dei grandi del passato. Internet si popolerà di analisi tipo “I 10 migliori film del nostro nuovo Presidente” o “Che cosa il presidente Johnson può imparare dai suoi personaggi”; e immancabili spunteranno anche analisi e approfondimenti sul suo primo ruolo da protagonista in assoluto. Siccome siamo previdenti abbiamo deciso di anticipare i tempi e, visto che oggi escono non uno ma due film di The Rock contemporaneamente, abbiamo fatto un salto nel passato, ai tempi dell’antico Egitto, per riguardarci Il Re Scorpione. Ecco com’è andata.

Speriamo ardentemente che, quando arriverà il momento, la stampa non perda l’occasione di rimarcare come la carriera cinematografica di The Rock comincia con lui che diventa re, e quanto questo sia chiaramente collegato alla sua parabola politica. In realtà la carriera cinematografica di Dwayne Johnson comincia in maniera lievemente diversa, cioè in un documentario sul wrestling nel quale compare nel ruolo di Dwayne Johnson e intitolato Beyond the Mat. La prima volta che ha interpretato un personaggio, però, è stato in La mummia – Il ritorno di Stephen Sommers, dov’era uno dei due villain di turno; la sua presenza scenica deve aver colpito profondamente qualche exec lungimirante, tanto è vero che nel giro di un anno gli viene proposto di riprendere il personaggio e trasformarlo nel protagonista principale di una sorta di prequel-spin-off della saga sul mostro con le bende.

Riguardare oggi quel film, cioè appunto Il Re Scorpione, è un’esperienza curiosa. È chiaramente un veicolo per lanciare Dwayne Johnson, Attore e proporlo come Schwarzenegger del nuovo millennio – non è un caso che il film sia una sorta di cover non autorizzata e con i nomi cambiati per non farsi beccare del Conan di Milius. Ecco come il nostro si presenta in scena per la sua prima assoluta da protagonista:

 

Il Re Scorpione Rock

 

Ed ecco come reagisce la folla alla vista di questo marcantonio dai muscoli luccicanti e l’aria furba:

 

Reazione

 

Un altro dettaglio, che ci permette di apprezzare The Rock in quanto sex symbol:

 

Reazione 2

 

E infine ecco come torniamo su Johnson, che ha appena sconvolto gli astanti con il suo ingresso in scena:

 

Boo

 

In questa sequenza c’è già riassunta tutta la carriera successiva di Dwayne Johnson: c’è la sua straordinaria fisicità, meno sovrumana di quella di Mr. Universo e quindi in qualche modo più sensuale; c’è la sua innata tendenza a fare faccette, certamente sviluppata in anni di wrestling e che negli anni diventerà un suo tratto distintivo quanto lo sono i suoi bicipiti; c’è la comicità che non manca mai, la leggerezza che Johnson ha finora portato ovunque sia andato. C’è un protagonista da sword and sorcery che però non è il classico eroe silente e stoico, ma un cretino a cui piace scherzare.

È curioso che ci sia così tanta roba in una piccola sequenza di pochi secondi, ma d’altra parte Il Re Scorpione, che per certi versi è uno dei tanti fantasy post-Signore degli Anelli che ci siamo dovuti sciroppare in quegli anni, è anche l’opera di un autore con più esperienza e talento della media di questi prodotti. Chuck Russell non ha mai vinto un Oscar, ma ha diretto film che non esitiamo a chiamare classici, da Blob a The Mask, e ha prodotto altre opere gigantesche tipo Collateral. È chiaro che con Il Re Scorpione si ritrova tra le mani del materiale un po’ dozzinale (è un film d’avventura che avanza a botte di citazioni di altri film d’avventura e di altri fantasy più famosi), ma anche che fa il possibile con quello che gli viene dato, e pure qualcosa di più.

 

Il miglio Johnson

 

Lo diciamo più esplicitamente: pur essendo mediocre e anche inevitabilmente invecchiato male, Il Re Scorpione è parecchie spanne sopra ad altri prodotti più sicuri come, tanto per dirne uno, il remake di Conan con Jason Momoa. È un film breve e pieno d’azione, nel quale ogni scusa è buona per Dwayne Johnson per roteare una spada o le mani, in scene girate peraltro molto meglio della media del genere. È anche un film semplicissimo e telefonato: Mathayus di Akkadia è un tagliagole e un assassino, ma grazie all’aiuto di una misteriosa maga (la povera Kelly Hu, che quando non è nuda è strizzata in costumini fatti con meno tessuto di quello che serve per fare una sciarpa) scoprirà il suo destino di eroe e liberatore e sconfiggerà il cattivo cattivissimo Thulsa Doom Memnon.

Il viaggio lo porterà anche ad acquisire poteri straordinari, che scopriremo poi in La mummia – Il ritorno sono stati usati malissimo; il che rende l’operazione Il Re Scorpione ancora più bizzarra, perché è un film che racconta l’origine di un supercattivo dipingendolo come un eroe, e non fornendoci alcuna spiegazione a riguardo del suo successivo cambio di personalità. Ma è chiaro che questi dettagli di continuità interessavano poco a chi ha scritto il film, nonostante tra questi ci sia anche lo stesso Stephen Sommers. Quello che contava era dare a Dwayne Johnson un palcoscenico, e la possibilità di dimostrare di poter reggere un intero film sulle sue spalle. In questo senso la missione è perfettamente compiuta.

 

Sorceress

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