Il MonsterVerse di Legendary è un mostro strano, e Kong: Skull Island ne è la plastica dimostrazione. Concepito per portare su grande schermo una serie di, appunto, mostri famosi della storia del cinema, a cominciare da King Kong e Godzilla, è stato costruito un po’ a caso nel corso di quattro film che riescono nell’impresa di coniugare il meglio e il peggio del cinema di mostri ad alto budget di questo millennio. Se il MCU è l’esempio da seguire quando si tratta di creare una narrazione orizzontale coerente e spalmata su decine di film, e quello DC è invece additato come modello da non imitare, il MonsterVerse sta esattamente a metà strada, come una sorta di mostro democristiano: qualcosa funziona, qualcosa non funziona, qualcosa è bello, qualcosa è impresentabile. Lo stesso discorso che vale per Kong: Skull Island, forse anche più che per gli altri tre (per ora) film del franchise.
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