Le rilassate misure anti-Covid del Festival di Cannes stanno diventando un problema

Tutto è andato male da subito ma poi è peggiorato. Prima è stato il nuovo sistema di prenotazione dei biglietti elettronico (aggiustato dopo 3, inaccettabili, giorni), poi c’è stata la scarsa capacità di far tenere le mascherine in sala a tutti, poi ancora alcuni pass che non erano accettati (e poi forse sì, anzi no) e adesso gli accreditati cominciano a mormorare di cluster di contagi taciuti, tanto che la direzione ha dovuto smentire queste voci ufficialmente.

Che Cannes non sarebbe stato Venezia lo si sapeva. Un po’ perché non è il Lido (cioè un luogo isolato nel quale una parte specifica, la zona del festival, viene isolata a sua volta) e un po’ perché l’edizione 2020 di Venezia si era svolta in uno strano momento, nell’occhio del ciclone, quando i contagi erano molto bassi. Ora invece ci sono varianti, una città intera mischiata agli accreditati e soprattutto molta, molta più gente che al Lido. E la situazione è sempre meno tollerata.
Il problema è che il malumore di chi frequenta il festival è forte per ragioni sia legate alla percepita scarsa efficacia delle misure anti-Covid, sia per questione esterne. Per chi frequenta il mercato queste questioni esterne sono il deserto, cioè le molte società che non sono venute qui (la zona ampia solitamente dedicata agli stand è semivuota), per la stampa è il fatto che molti talent non sono venuti (o minacciano di non venire) e quelli che invece sono venuti hanno tagliato drasticamente spazi e tempi per le interviste. Vuol dire meno lavoro per tutti. Addirittura Wes Anderson e tutto il nutrito e famoso cast di The French Dispatch non farà attività stampa. Nemmeno la conferenza! Solo red carpet.

marchè 2021 cannes

Una foto panoramica scattata i primi giorni del mercato nella parte iniziale solitamente piena di stand

Dopo un anno di silenzio il Festival di Cannes aveva molta voglia di mostrare di essere ancora la manifestazione regina, di poter essere di nuovo e subito un successo. Le sale dovevano essere piene e i controlli non dovevano essere un problema per nessuno, specialmente per gli invitati. Tuttavia è stato subito chiaro che il nuovo sistema di prenotazione online dei posti in sala non funzionava. Per evitare di fare file, anche per più di un’ora, per ogni singolo film (come è stata abitudine fino all’ultima edizione) adesso, al pari del festival di Venezia, anche Cannes ha implementato una piattaforma di prenotazione: due giorni prima si può fermare il proprio posto per ogni proiezione. L’idea è di avere la certezza di entrare e di poterlo fare con comodo, senza il terrore di rimanere fuori che spinge alla fila. Solo che (a differenza di Venezia) non si può prendere un posto specifico, numerato, ma solo il diritto ad entrare. Significa che per evitare di finire in prima fila tutto a sinistra o semplicemente prendere i posti migliori, bisogna entrare tra i primi. Cioè bisogna mettersi in fila. Non più per più di un’ora, ma comunque per 20 minuti almeno, tutti assembrati.

Questo senza contare che poi il sistema per i primi 2-3 giorni non ha funzionato bene, negli orari di punti andava giù e non era raggiungibile o, cosa ancora più grave i biglietti per i film più richiesti non erano mai disponibili (e i pochi ad entrare hanno testimoniato che poi in sala non c’era nessuno, segno che era proprio un malfunzionamento). Molti hanno perso film anche importanti. Sembra poco ma non lo è per chi frequenta il festival (nella stragrande maggioranza dei casi per lavoro), vuol dire non vendere articoli, non fare interviste e non guadagnare o fare ciò per cui si è pagati. E non aiuta che l’ufficio stampa (cioè il ponte tra festival e giornalisti) per ogni problema o questione riguardo i biglietti rimandi alla società che cura la piattaforma, la quale non risponde a nessuno. E i tre giorni necessari a sistemare la capacità della piattaforma di assorbire le molte connessioni simultanee sono stati davvero troppi (visto che non parliamo di tecnologie all’avanguardia). La mancanza di un’assegnazione precisa del posto poi porterebbe non pochi problemi di contact tracing in caso di casi positivi.

cannes vuotaE poi i contagi, i numeri ufficiali del festival parlano di 3 al giorno su migliaia di persone testate, dunque nulla di preoccupante ma questo non basta a placare i timori di molti. In tanti infatti hanno verificato la scarsa precisione di molti controlli all’ingresso, senza contare che proprio il criterio di controllo non convince. Un test negativo o un green pass sono necessari solo per entrare al Palais, che è solo una delle molte strutture dentro le quali si articola il festival. Per le altre (che sono praticamente dei cinema molto pomposi) vale la legge francese per l’accesso alle sale e teatri: può entrare chiunque, senza problemi a piena capienza. Testati e controllati per entrare al Palais, le stesse persone (più gli invitati che possono venire da ovunque) entrano senza controlli nelle grandissime sale (e poi ritornano nel Palais!).

Certo gli accreditati non aiutano. Non tutti tengono le mascherine sempre indosso durante i film e il festival fatica a far rispettare la regola. Tali sono state le lamentele che dopo qualche giorno è cominciata a comparire una voce registrata prima di ogni proiezione che ricorda l’obbligo di tenere la mascherina.

Non stupisce allora che comincino a girare incontrollate voci di cluster epidemici tenuti nascosti. Questo non era capitato al Lido, che pure era il primo festival di cinema svoltosi di persona dopo l’arrivo della pandemia, e invece sta capitando qui, perché invece di essere tranquilli e sicuri gli accreditati (moltissimi dei quali pure vaccinati) sono preoccupati dall’atteggiamento rilassato del personale del festival (ad esempio chi controlla i test e i vaccini sui telefoni degli accreditati all’ingresso li tocca spesso a mani nude dopo aver toccato tutti gli altri tutto il giorno, senza problemi). Queste voci sono talmente insistenti e diffuse (e potenzialmente dannose se false, mentre incresciose nel difficile caso siano vere) che addirittura il direttore di Cannes in persona, è dovuto salire sul palco di una proiezione del pomeriggio per leggere un comunicato in cui smentisce tali voci.

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Nella foto una parte della coda per l’ingresso al primo film del Festival, la freccia rossa indica il punto in cui si entra in sala

L’impressione di trovarsi in una situazione non proprio sotto controllo è forte. E se il festival ha visto dimezzata la sua affluenza di giornalisti (comprensibilmente e ampiamente prevista viste le condizioni) lo stesso si parla di numeri molto alti in un luogo che, a differenza ad esempio del Lido, è un centro urbano che vive a prescindere dal festival, uno sul mare che si trova nel pieno della stagione turistica. E un po’ come in Lo squalo nessuno vuole chiudere le spiagge e rovinare la stagione. Se si aggiunge che mentre Venezia aveva ridotto i film selezionati (perché bisognava mantenere il distanziamento in sala dunque servivano più proiezioni dello stesso film perché tutti lo vedessero), Cannes ha mantenuto il suo numero esorbitante di proiezioni.
La conseguenza è un certo disamore e alcuni forfait. Avvisi come questo, sparsi via Twitter, suonano come tentativi di rimediare anche a problemi di affluenza.

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