Michael Gandolfini parla di I Molti Santi del New Jersey e della difficile eredità di suo padre

La vita di un attore non è solo gloria e tappeti rossi. Quelli sono la facciata, l’aspetto che Hollywood ama maggiormente raccontare e attraverso cui si “vende” al pubblico. In realtà la quotidianità delle grandi personalità dell’audiovisivo è composta da lunghe sessioni di prove e di riprese. Settimane e addirittura mesi lontani dalla propria famiglia, a prestare servizio su set irraggiungibili o semplicemente impegnati in ore interminabili sotto la guida di un regista.

James Gandolfini era uno di quegli artigiani diventati celebrità: un lavoratore, ancora prima che una star, così dedito al proprio ruolo da perdersi al suo interno. Per realizzare la serie I Soprano, andata in onda dal 1999 al 2007, l’attore ha sacrificato molto. Il ruolo di Tony Soprano è stato una parte fondamentale, e ingombrante, della sua vita. Ma è anche l’eredità maggiore che ha lasciato dopo la sua prematura scomparsa, a soli 51 anni, nel 2013.

I Molti Santi del New Jersey è il film prequel de I Soprano, diretto da Alan Taylor, che permetterà di vedere la versione giovane di alcuni dei personaggi della serie. Ad interpretare Tony, questa volta, c’è il figlio di James: Michael Gandolfini. Una scelta non semplice, come vi abbiamo già raccontato qui, per il ragazzo, dato il significato umano ed emotivo che quella parte porta con sé. In un toccante approfondimento di Rolling Stone si fa chiarezza su come Michael Gandolfini sia arrivato ad interpretare il ruolo del padre. Un percorso tormentato, raccontato dalle sue dirette parole, ma anche un modo per riconnettersi con il proprio passato.

Il giovane attore nacque infatti poco dopo la messa in onda della prima stagione de I Soprano. Aveva otto anni quando finì l’impegno del padre su quel set. Lo show fu una parte consistente della sua infanzia, per quanto James cercasse di tutelare il figlio dalle follie dell’industria. Michael ricorda che la sua famiglia non desiderava per lui un futuro d’attore, anzi, ne erano quasi spaventati. Eppure sin dalla più tenera età aveva sviluppato il desiderio di esprimersi attraverso la recitazione.

Michael, che oggi ha 22 anni, ricorda i momenti con il padre durante la produzione. Gli edifici e i set della serie furono una sorta di seconda casa. Si trovava da bambino a dormire sul letto di Tony Soprano, ben voluto da tutti i lavoratori della serie. Nelle pause tra un ciak e l’altro si intratteneva con James, che si premurava che il piccolo non si sentisse a disagio durante le visite sul posto di lavoro. Furono però molti i compleanni passati distanti, dice Michael, una condizione che pesava non solo al bambino, ma all’intera famiglia.

Quando I Molti Santi del New Jersey entrò in pre produzione Michael non voleva quindi saperne di tentare un’audizione per la parte. I ricordi dolorosi erano troppi, tanto che il giovane non è mai riuscito a vedere le puntate de I Soprano. L’ha fatto solo di recente, cercando di capire se la parte poteva onorare l’eredità di James, grazie all’aiuto di amici che l’hanno accompagnato nella maratona e nei ricordi derivanti dalla visione.

Come racconta lui stesso, la passione per la recitazione è iniziata a teatro dopo che suo padre l’ha portato a vedere Wicked a Broadway a sette anni. Sempre limitato dalla sua famiglia, solo dopo la morte di James ha orientato il suo impegno in corsi di recitazione, approcciati quasi come una terapia, ma subito diventati il centro della sua vita. Ha iniziato a così fare audizioni ottenendo la parte per Into the Woods e Shrek: The Musical.

L’approdo al cinema è stato con Ocean’s Eight, grazie a un produttore amico che l’ha invitato sul set per una piccola comparsa. Alan Taylor, il regista di I Molti Santi del New Jersey, fu convinto a dare una chance al ragazzo dopo averlo visto in The Deuce – La via del porno, la serie in cui riveste un ruolo di primo piano.

Non fu semplice persuaderlo però. Le altre star del film fecero quadrato intorno a lui, e oggi, alla fine delle riprese, parlano del suo lavoro con entusiasmo e profondo rispetto. 

A convincerlo non furono le parole, ma proprio la sceneggiatura. Dice infatti di avere capito la portata di Tony Soprano al funerale del padre. “C’erano così tante persone, ed è stato chiaro quanto mio padre e lo show hanno significato per loro”. Ma il Tony de I Molti Santi del New Jersey è molto diverso dal personaggio con cui James ha fatto braccio di ferro per lunghi anni. A lui veniva chiesto di rappresentare “un ragazzo sensibile e gentile che viene catapultato in questa vita”, e non il tormentato antieroe della serie.. 

Quando la produzione di I Molti Santi del New Jersey iniziò, Michael Gandolfini aveva visto tutti gli episodi almeno tre volte. Era così pronto alla parte: “la prima cosa che è accaduta, e che non mi aspettavo, era che più lo guardavo più sapevo cosa avrei dovuto fare. Conosco mio papà, è nel mio sangue. Semplicemente sapevo come interpretarlo, ed è accaduto in modo naturale”.

Fonte: Rolling Stone

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