Mission: Impossible – Rogue Nation è un caso sempre più raro di quinto film di un franchise che ci si può godere anche senza aver visto i quattro precedenti, e usare come trampolino di lancio per entrare nel mondo di Ethan Hunt. In un mondo dove la serialità cinematografica era sempre più orizzontale, interconnessa, crossmediale e altri termini simili, e dove già non si parlava più di “film della saga” ma di “universo condiviso”, Mission: Impossible era rimasta, prima del quinto capitolo, fieramente un’outsider, che non aveva ceduto (o aveva ceduto solo in parte) alla tentazione di trasformarsi in un costosissimo serial con puntate da due ore che escono una volta ogni tre anni e aveva continuato a regalarci splendide storie autosufficienti di spionaggio, azione, gadget letali e soprattutto tanto, tantissimo Tom Cruise.
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