Nosferatu ha 100 anni ed è ancora famoso quanto Dracula

Nel 1921 il cinema di tensione e di paura andava tantissimo nella repubblica di Weimar, piaceva, cresceva e prestava il fianco a contaminazioni artistiche. Il successo di Il gabinetto del dr. Caligari (storia di omicidi in un paesino ad opera di un uomo controllato mentalmente da un altro) e delle sue scenografie sghembe aveva ispirato molti. Si facevano tantissimi film, non si chiamava ancora exploitation, ma quello era: cavalcare un trend di successo al botteghino. Così anche Friedrich Murnau, 9 film all’attivo e nessun successo, ci prova. Vuole adattare Dracula di Bram Stoker ma la produzione non si mette d’accordo con la vedova Stoker. Murnau ormai è eccitatissimo per questo film che ha tutto già in testa e così se ne frega, cambia tutta una serie di dati e informazioni, nonché il nome del protagonista, e fa Nosferatu.

I cambiamenti saranno così pochi e ridicoli che la vedova gli farà causa e vincerà.

Nosferatu nasce come la quintessenza del film che deve incassare, fa appello alla pancia degli spettatori, lavora sugli elementi gotici e prende per la parte protagonista Max Schreck solo per poter mettere sul cartellone grande MAX SCHRECK (che in tedesco significa “massimo terrore”). Imprevedibilmente però Murnau, non un regista memorabile fino a quel momento, trova in questa storia la chiave per il suo cinema e per tutto l’horror che verrà, cioè il rapporto con il paesaggio. Il cinema muto infatti si faceva preferibilmente al chiuso (le pellicole non erano così sensibili e serviva una luce forte per impressionarle) Nosferatu invece è un film di esterni clamorosi che punta moltissimo sulle foreste, sui porti, le navi e la notte reale.

nosferatu naveQuest’idea di cambiare Dracula e passare da un dandy raffinato ad una vera bestia, un essere della notte, orribile a vedersi, ripugnante e con mani troppo lunghe, occhi troppo piccoli, unghie troppo affilate e orrendi incisivi lunghi invece che canini lunghi, crea un mostro più che un vampiro, un essere visivamente poco umano che Schreck interpreta enfatizzandone l’assenza, con occhi vuoti, come non ci fosse più nulla dentro, come se non si potesse empatizzare con lui. L’unione di queste due componenti (ambienti e disumanità) crea l’atmosfera. Nosferatu insegna a tutto il cinema che verrà che il terrore nei film viene dall’atmosfera, dalla capacità di formare nello spettatore l’immagine di un momento in cui tutto intorno a lui complotta, in cui è l’ambiente stesso a comunicare lo spavento. È insomma il primo vero grande film gotico, in cui cimiteri, ratti, antichi manieri e tutto l’armamentario della letteratura gotica è usato per la tensione.nosferatu mano

Non stupisce quindi che in questa visione di grande comunione con gli ambienti nasca una delle trovate più fortunate, cioè il fatto che la luce uccida i vampiri. Nel romanzo di Stoker gli dà fastidio mentre Murnau, che non aveva soldi per i consueti espedienti di uccisione vampiresca (paletti nel cuore, taglio della testa, rogo del cadavere) si inventa un’inquadratura storica, un effetto di montaggio e dissolvenza semplicissimo che gli fa risparmiare tanto, basta spiegare allo spettatore che la creatura della notte è così restia al sole, ripugna così tanto la luce, che ne è ucciso. Questo apre le porte ad un’altra parte di Murnau, alla contaminazione con una storia d’amore delicatissima, l’accostamento tra il molto spaventoso e il molto poetico. Non è difficile vederci quello che sarà il suo Faust (bellissimo) e il suo capolavoro americano (Aurora) in cui il rapporto con l’ambiente è ancora più cruciale e poetico.

nosferatu morte

Anche per questo, a 100 anni dalla sua realizzazione, Nosferatu rimane molto più moderno del Dracula di Todd Browning, che invece oggi risulta datato nella sua visione quasi da parodia del vampiro, perché punta molto di più sulle componenti animali e universali. Sofferenza, dolore, aspirazione, tenerezza e sentimenti sparati al massimo dall’espressionismo contribuiscono a lavorare sulla parte immortale del senso, quella che non invecchia e non perde di smalto. Al pari del cinema di Chaplin o Buster Keaton, anche Nosferatu è fondato sui movimenti (cioè sulla performance) e per questo non invecchia. L’idea di avere Max Schreck che si muove con grande lentezza e disumana meccanicità lungo set sghembi o all’aperto ma ripreso dal basso con prospettive strane per l’epoca e inquietanti, crea tutt’oggi un senso di scomodo ipnotismo, quel disumano che non smette di inquietare.

nosferatu porta

Nel 1922 la Germania, come tutti gli altri stati europei, era da poco uscita dalla prima guerra mondiale, aveva attraversato un conflitto nuovo e sanguinario come pochi, era un paese devastato, e in più aveva subito come tutti gli altri una pandemia, l’influenza spagnola. La morte aveva dominato e Nosferatu gioca con questo. Il conte Orlok viaggia accompagnato dai topi e da pestilenza, quando arriva in città tutti credono che la nave che l’ha portato (una nave di morti) sia stata colpita da un’epidemia, mentre il pubblico sa che era il conte, nella sua bara (in cui entra con una trovata eccezionale di stop motion) ad aver contaminato tutti. Quel che il pubblico meglio poteva riconoscere come il male era la metafora che fu scelta: la pestilenza.

nosferatu nave

Ci pensa Max Schreck a renderlo credibile. Attore da 800 ruoli tra cinema e teatro, noto per essere un solitario, senza famiglia e con uno strano senso dell’umorismo, era il soggetto perfetto leggende metropolitane. All’epoca si diceva che fosse un vero vampiro, poi questa leggenda diventò che lui credeva sul serio di essere un vampiro, perché era matto. Di certo era strano. Murnau invece strano non lo era per niente, ma era gay in una Germania che andava verso il nazismo (una delle figure chiave di quello che sarà poi la macchina della propaganda hitleriana aveva visto il film più volte leggendo nel succhiare il sangue una metafora della presenza ebraica in Germania) e che anche per questo inserisce una così forte storia di amore impossibile, destinato ad uccidere.

nosferatu bara

Niente di tutto questo fermò la vedova Stoker e i suoi avvocati i quali ottennero l’ordine di sequestro e rogo di tutte le copie del film. Lo ottennero però solo a film ormai distribuito e quindi (come è evidente) non tutte le copie furono bruciate. Nosferatu sopravvive perché sale, istituti e molti di quelli che ne avevano richiesto per tempo una copia la tengono e non la consegnano. Nei decenni riesce anche a scavallare la Germania e venire distribuito altrove, trovando sempre maggiore successo e questo nonostante la società di produzione per non pagare la vedova Stoker abbia dichiarato bancarotta. Non c’era più nessuno a tenere le fila di questo film, dove fosse, chi lo avesse. Tantomeno a preservarlo. Eppure tale è la sua forza che ha resistito nell’immaginario collettivo ma anche proprio negli scantinati e nelle soffitte.

nosferatu finestra

Oggi, 100 anni dopo la sua uscita, è la base di tutto l’horror.

C’è una comunità di persone che non si accorge che il male è tra di loro (ma il pubblico invece lo vede penetrare). C’è il mostro che vive di notte e si muove o agisce in maniere disumane. Ci sono gli effetti speciali per mostrare un mondo impossibile (la stop motion per far muovere gli oggetti da soli, e un’inquadratura in negativo della foresta maledetta). C’è il rapporto con il doppio (Orlok e la sua ombra che sembrano muoversi indipendentemente). Soprattutto c’è la final girl, cioè il fatto che la minaccia mostruosa si scontra con una ragazza e che sarà da lei sconfitta (volente o nolente).

E funziona ancora.

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