Dove inizia e dove finisce un film? La domanda fatta agli spettatori dal personaggio di Penelope Cruz in Finale a sorpresa può essere declinata in un altro modo, molto più concreto: quando finisce di incassare? I franchise di maggior successo a livello globale non si fermano alla sala e nemmeno all’home video. Si trasferiscono, spesso addirittura anticipando l’uscita negli store fisici e virtuali in una miriade di prodotti che accompagnano la release. Sarà capitato a tutti di poter sfogliare un libro per bambini su un film Pixar di prossima uscita (con la trama completa). Nel caso di Thor: Love and Thunder il merchandise del film ha anticipato di molto le prime immagini ufficiali.

Al giorno d’oggi il film è quindi un elemento complesso, multimediale e intrecciato in una rete di interessi di cui spesso è il punto cardine. Si parte da lì per produrre prodotti collaterali, giocattoli, poster, libri, videogame, tazzine, magliette e chi più ne ha più ne metta. Altre volte, più raramente, il processo è inverso. La Hasbro è bravissima in questo: prende i suoi giocattoli e li adatta in live action. Gli esiti sono il più delle volte deludenti (G.I Joe, gli ultimi Transformers), ma servono a rinvigorire il commercio di action figure e oggetti vari. Il loro successo al box office è, per certi versi, marginale

Il potere dei fan

Le fanbase sono ormai da decenni lo strumento più potente per rassicurare gli investitori sulla tenuta economica. Finché esisteranno i fan, i franchise godranno di un elisir di lunga vita. Alcune volte questo porta a un accanimento terapeutico che spegne lentamente e inesorabilmente l’interesse per le saghe (pensiamo ad esempio a L’era glaciale). La chiave è però proprio in questa lentezza che, mentre scema l’attenzione e la voglia di acquistare quel mondo narrativo, produce comunque ingenti guadagni nell’arco di anni prima di svanire. Altre volte invece si crea un circuito virtuoso che permette il rinnovamento e il mantenimento a lungo della capacità attrattiva di quelle storie.

Il caso di studio più importante dell’ultimo decennio è quello dei Marvel Studios. Grazie a una progettazione all’avanguardia della continuità tra i film hanno fidelizzato più che mai gli appassionati. Si sono così garantiti una soglia sotto la quale è difficile scendere. La fan base dura e pura andrà a vedere qualsiasi opera collegata a quell’universo, permettendo così di innovare e rinnovare la formula con una certa sicurezza di rientro economico. 

Spaziare e ampliare il parco di personaggi, innesca un ciclo potenzialmente infinito che va a sostenere anche il merchandise.  Tutto è basato su un patto non scritto tra i produttori e appassionati. È molto complicato agire restando sempre in quei confini, senza rompere l’illusione e quindi allontanando i consumatori.

Quali franchise hanno i prodotti di merchandise più costosi?

La propensione all’acquisto dell’audience è oggetto di svariate indagini di mercato. Si parla molto di meno del peso economico che questi hanno sugli acquirenti. Il sito di finanza Money ha così ribaltato l’oggetto di ricerca. Ha indagato quanto costino i singoli franchise e quali siano i già costosi. Per fare questo ha usato come riferimento la categoria di pubblico individuata come “superfan”, quindi un’utenza selezionata con una tendenza maggiore a spendere per oggetti collegati. 

La ricerca è stata condotta osservando i 39 franchise più importanti (con tre o più film all’attivo). Hanno analizzato il costo medio di prodotti che, generalmente, non mancano nelle collezioni di appassionati. Ovvero il prezzo medio di: 

  • box set 
  • statuette 
  • t-shirt 
  • costumi 
  • poster autografati

Sommando le voci per trovare il costo totale hanno potuto individuare la saga più costosa per chi vuole acquistare i prodotti ad essa collegati.

Harry Potter ha il merchandise più costoso di tutti

Per acquistare tutti questi cinque prodotti “fondamentali” dei film di Harry Potter i superfan sono costretti ad un esborso medio di 557 €. Tra le voci analizzate la più onerosa è il poster firmato che si aggira intorno ai 364 €. Le collezioni Box Set invece hanno un costo di 65 € comprensibile dato che, rispetto ad altri franchise come ad esempio Il Padrino, devono racchiudere più dischi per un numero maggiore di film. 

il padrino bacio

La trilogia di Francis Ford Coppola è sorprendentemente al secondo posto di questa classifica con un totale di 534 € chiesto ai fan, seguita poi da Ritorno al Futuro (424 €), Superman (313 €), Il signore degli anelli (298 €), Lo Hobbit (290 €). Va notato che questi ultimi due sono considerati come separati pur prendendo ispirazione entrambi dai libri di Tolkien. Se sommate le due trilogie arriverebbero in testa alla classifica con un prezzo da pagare a testa per il totale dei prodotti di merchandise analizzati di 588 €.

Il resto della classifica vede al settimo posto i tre film del Cavaliere Oscuro di Nolan (277€), Rambo (272 €), James Bond (264 €). 

Sorprende al decimo posto il posizionamento dei Guardiani della Galassia (259 €) che sorpassa di ben tre posizioni gli Avengers, limitati solo al tredicesimo posto con un totale di 251€. I personaggi portati al cinema da James Gunn sono quelli che hanno il costo più alto per i costumi: per trasformarsi in Groot con i vestiti in commercio si paga in media 60 €. 

I franchise con il merchandise meno costoso

Se la passano meglio i fan di Shrek, che tra quelle analizzate è la saga più economica, seguita da Die Hard e Twilight. Non aiuta a dare valore il fatto che questi tre titoli non abbiano aggiornamenti significativi da parecchi anni. Non hanno mai trovato un ricambio generazionale, si sono assestati su una nicchia ben precisa lasciata navigare a vista.

Alla luce di questi risultati è ancora più sorprendente lo status di cui gode Il Padrino. Come abbiamo recentemente visto in occasione dei 50 anni del primo capitolo, la trilogia è più viva che mai ed è riuscita a raggiungere nuove generazioni. Probabilmente il ricambio arriva proprio dallo status di capolavoro, prendendo così una platea ampia di appassionati di cinema. Per quanto riguarda Harry Potter invece il buon successo del ritorno in sala del primo film era già un segno importante dell’affetto che ancora porta con sé il maghetto.

Discorso diverso invece per quanto riguarda gli Animali fantastici, e decisamente più complesso. I risultati della ricerca vanno integrati infatti con la riflessione sulla tenuta del Wizarding World. La qualità permette di generare un guadagno e delle entrate sicure sul lungo periodo. Quello che si cerca è infatti un’emozione che duri a lungo e invogli all’acquisto.

Allora gli incassi cinematografici in un dato periodo (soprattutto se imprevedibile come quello che stiamo vivendo) hanno sicuramente un’importanza, ma non sono l’unico fattore determinante. Il mondo creato da J.K Rowling gode ancora di buona salute. Ne è un indicatore l’alto valore con cui vengono venduti i gadget. Il progressivo calo di incassi e la freddezza alle nuove proposte rischia di erodere questa fedeltà che si esprime fuori dalla sala. È quindi un dato preoccupante. Però il franchise va guardato nella sua totalità, con le esperienze dei parchi a tema, lo studio tour a Londra, lo spettacolo teatrale e così via. Un filone d’oro che nessuno vuole fare esaurire e da cui c’è ancora molto da attingere. Che sia questo un segnale di speranza per gli amanti del mondo magico? 

Fonte: money.co

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