Questa non è una recensione della Zack Snyder’s Justice League.

Ceci n’est pas une critique de la Justice League.

Non è che dico così tanto per parafrasare la celebre contestazione surrealista di René Magritte. Lo dico proprio perché non è una recensione. Quella scritta la farà Gabriele Niola. Quella video Francesco Alò come sempre.

Questo elaborato è più un atto di pubblica ammenda. Non richiesto da nessuno, ma dovuto per onestà intellettuale.

Della fantomatica Justice League rivista e corretta da Zack Snyder parliamo, e parlo, letteralmente da anni. Da quando, nel novembre del 2017 è arrivata nei cinema quella cosa difficilmente definibile come film. La Justice League approdata nelle sale di tutto il mondo 3 anni e rotti fa era un mostro, una deformità di celluloide che non aveva nulla del gotico romanticismo tragico della creatura di Frankenstein. Aveva solo la puzza marcescente dei pezzi di cadavere impiegati per metterla insieme. Era l’equivalente cinematografico dell’aberrante Rana Principe che supplicava a Bart Simpson di porre fine alle sue sofferenze nel segmento di uno speciale Halloween dei Simpson ispirato, in maniera alquanto esplicita, alle lezioni che si tengono nella Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts.

Una sequela d’immagini che, dai proiettori di tutto il pianeta, sembravano implorarci “Uccideteci vi prego, ogni momento che viviamo è un’agonia”.

 

 

Per quanto mi riguarda, non ho mai dubitato circa l’esistenza di una versione del film così come Zack Snyder desiderava girarlo.

I miei dubbi erano relativi alla effettiva fattibilità dell’operazione e alla possibilità di poter salvare il salvabile. In più di un’occasione, io e i miei colleghi vi abbiamo spiegato che, pur dando per scontato e per autentico questo montato alternativo di Justice League, portarlo alla luce sarebbe stata un’operazione dal budget sostanzialmente simile a quello di un film fatto ex-novo. Magari, la Warner non aveva neanche alcuna voglia di sobbarcarsi una simile spesa, non aveva intenzione di consentire a Zack Snyder di completare il suo lungometraggio perché l’idea di portare in sala un cinecomic da 4 ore era una prospettiva più remota rispetto al giorno in cui saremo finalmente in grado di andare in vacanza su Marte come in Atto di forza. Stando alla cronaca di questi ultimi mesi, siamo andati molto vicini a quello che è effettivamente accaduto nel backstage. Dare forma alla Snyder Cut è stata un’operazione costosa, fra i 70 e gli 80 milioni di dollari, nonostante il regista, che aveva già percepito il suo compenso per il film del 2017, abbia rinunciato a del tutto a ulteriori “gettoni”. Dare forma alla Snyder Cut è stato possibile grazie alla spinta data dalla pandemia alle piattaforme streaming inaugurate dalle varie major. Dare forma alla Snyder Cut è stato un processo – anche – subordinato alla necessità di queste piattaforme, HBO Max in questo caso, di mostrarsi appetibili con delle esclusive di richiamo.

E in aggiunta a questa lista di dubbi di natura molto pratica perché quelle due o tre cose su come ragionino le major le ho imparate negli ultimi 13 anni, ce ne stavano altri di natura prettamente soggettiva. Ero convinto che a prescindere da quanti danni potesse aver fatto Joss Whedon una volta subentrato a Zack Snyder, la Justice League fosse irrimediabilmente andata. Anche perché, nel post Nolan, la Warner aveva dato prova di non avere un’idea editoriale chiara circa il dà farsi con il pantheon supereroistico della DC e questo al netto delle differenze sfumature tematiche e stilistiche che, storicamente, questa casa editrice ha rispetto alla “eterna rivale” Marvel. Basta ripensare alla bizzarra campagna marketing allestita al tempo per Batman v Superman e modificata in itinere, alle ingerenze che obbligarono Zack Snyder ad accorciare il suo film tanto da rendere incomprensibili, illogici alcuni momenti chiave fino alla release, home video, della Ultimate Edition. Il resto, come si suol dire, è storia. Una storia cominciata con “Produrremo due film della Justice League” e finita con una pellicola che sembrava scritta a caso lanciando le lettere dello Scarabeo a terra, girata con gli occhi chiusi e post-prodotta con un Olidata 486 dei primi anni novanta.

Che Zack Snyder fosse un regista che mi stava genuinamente simpatico fin da quando aveva deciso di esordire sul grande schermo col remake scritto da James Gunn di un film leggendario, Zombi, partorito da un filmmaker intoccabile, secondo “i cinefili”, come Romero, beh, quello è un altro discorso. Pensavo che la Snyder Cut fosse divenuta ormai una mera vicenda di “sangue amaro” fra le parti perché, a conti fatti, i dettagli di quello che è davvero successo nel retroscena produttivo della pellicola, che si tratti dell’addio di Snyder, del comportamento tossico di Joss Whedon o delle caotiche scelte editoriali della Warner, resteranno una questione nota alle parti in causa.

 

snyder cut trailer joker Zack Snyder’s Justice League

 

Poi è successo che, svariati giorni fa, siamo stati invitati al junket online col regista e ho avuto la possibilità di vederla questa chiacchieratissima Zack Snyder’s Justice League. Ed è stata la prima volta in cui mi sono dovuto trovare a fare i conti con dei preconcetti, manifestati anche con una certa frequenza sui miei social o nelle varie live di BadTaste su Twitch, in grado di generare più agitazione dell’intervista in sé. Avevo paura che, nonostante la professionalità che devo, che dobbiamo necessariamente adottare quando facciamo il nostro lavoro, i tre anni abbondanti di chiacchiere sulla questione avessero minato alle basi ogni possibilità di approccio “distaccato” all’oggetto del contendere. Prima di cominciare a vedere l’interminabile screener del film ho pure spedito una foto a Berni su WhatsApp in stile “sto salendo sul patibolo ed è tutta colpa tua!”.

Ed ecco che, alla fine, è avvenuto l’impensabile, l’indicibile. Neanche fossi il protagonista Graham Hess alle prese con le epifanie del terzo atto di Signs. Terminate le quattro ore di durata della pellicola, che sono pure volate via in scioltezza, ho provato un senso d’inattesa soddisfazione, ma non perché il film era finito. Perché avevo gradito quello che avevo appena visto. Perché mi aveva sorpreso nonostante fossi partito con le “peggiori intenzioni”. La Snyder Cut è un film. Ha una sua identità, ha la cifra stilistica del suo regista – fattore questo che non manca e non mancherà certo di creare accesi dibattiti – ha una una sua coerenza, ha un respiro narrativo che concede il giusto spazio ai personaggi specie quelli che, come Cyborg, erano stati presi a colpi di machete nella rima versione del lungometraggio. Restano alcuni difetti che, personalmente, trovo da sempre alquanto kitsch nei cinecomic DC del post Nolan, in primis la resa sbilanciata di certe scene d’azione che vedono come protagonisti “gli dei fra noi” e dei normalissimi esseri umani. Ci sono degli effetti speciali, specie in alcuni frangenti che vedono coinvolte le Amazzoni, ancora un po’ zoppicanti nonostante l’egregio lavoro di post produzione che è stato fatto in questi mesi. C’è ancora la stucchevole cristologia spinta di Superman. Ma c’è, soprattutto, l’onestà di un regista che ha avuto, finalmente, la possibilità di dire “Gente, questo è quello che avevo intenzione di fare con questi personaggi. Ad alcuni piacerà, ad altri no, ma questa è la mia idea di quello che dovrebbe essere un universo cinematografico basato sui fumetti della DC Comics”.

Per quanto mi riguarda, da amante della cultura pop che della tifoseria da stadio e delle fazioni contrapposte se ne infischia bellamente fin dalla più tenera età, sono lieto di ammettere che le mie, basse, aspettative sono state disattese dai fatti, dall’onestà di un film che ha assunto, finalmente e in modo sicuramente anomalo, una propria identità ben definita.

Che, nel bene e nel male, ci farà parlare ancora per giorni e giorni perché merita davvero di essere discusso, analizzato, lodato, criticato in ogni sua parte.

La sinossi:

In Zack Snyder’s Justice League, determinato ad assicurarsi che il sacrificio di Superman (Henry Cavill) non fosse vano, Bruce Wayne (Ben Affleck) unisce le forze con Diana Prince (Gal Gadot) progettando di riunire una squadra di metaumani per proteggere il mondo da una minaccia in avvicinamento di proporzioni catastrofiche. La prova si rivela più difficile di quanto Bruce immaginasse, visto che ogni componente deve affrontare i demoni del proprio passato per liberarsi dalle catene e riuscire così a unirsi, formando una lega di eroi senza precedenti. Finalmente insieme, Batman (Affleck), Wonder Woman (Gadot), Aquaman (Jason Momoa), Cyborg (Ray Fisher) e Flash (Ezra Miller) potrebbero essere un po’ troppo in ritardo per salvare il pianeta da Steppenwolf, DeSaad e Darkseid e dalle loro terribili intenzioni.

La Snyder Cut sarà disponibile il 18 marzo come un unico film lungo 4 ore.

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