Quando uscì nel 2012, Hunger Games fu un caso di proporzioni ciclopiche, che andavano al di là dei suoi meriti cinematografici, e lo trasformarono in uno dei prodotti decisivi per definire l’estetica (una delle) della nostra epoca. Fa strano quindi che appena otto anni dopo la luminosissima stella di Jennifer Lawrence, che venne definitivamente illuminata proprio grazie al suo omonimo Francis Lawrence, sia finita ancora a brillare, sì, ma fioca, offuscata, annebbiata dal film che le sta intorno: parliamo di Red Sparrow, un thriller di di miarbolante mediocrità con una protagonista che non si può permettere e la cui esistenza può essere spiegata solo contestualizzandolo (e facendoci aiutare da quella volta che Oprah intervistò Jennifer Lawrence).
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Red Sparrow e la CIA
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