Billy Batson e la sua famiglia sono cresciuti. È così che vanno le cose, anche i supereroi sono scalfiti dal tempo che scorre. Questo però è un bel problema! All’inizio di Shazam! Furia degli dei Freddy Freeman si sente in dirittura d’arrivo con la sua famiglia affidataria. Sta crescendo e presto, con la maggiore età, potrebbe essere costretto a lasciarli per ragioni strettamente burocratiche. Incredibile come questo, alla luce di tutti gli scossoni avvenuti in casa DC, sia involontario riflesso del senso di precarietà che attraversa questi franchise da qualche mese.

La “Shazamiglia” cerca di fare del bene a Filadelfia anche se nessuno gli ha insegnato a fare i supereroi. Improvvisano. I loro modi sono ben lontani da quelli della istituzionale Justice League. Loro sono la serie B, ma recitano la parte di difensori come vedono fare dalla serie A. Finiscono per essere una pallida imitazione. La gente, che ha capito tutto, se li tollera certo non li ama. Anzi, qualche volta li sfotte. Con l’età adulta è arrivato il salto di qualità. Il Mago li avverte infatti che stanno arrivando le potenti figlie di Atlante: Hespera e Kalypso, seguite da Anthea. Il mondo è in pericolo, il gruppo non può sbagliare.

Come spesso capita, gli ostacoli che i protagonisti devono superare sono gli stessi che gli sceneggiatori si trovano di fronte quando iniziano a tracciare le linee del seguito di un film di successo basato su un’idea non replicabile a lungo. Terminata la storia di origini del primo capitolo, Shazam! Furia degli dei avrebbe dovuto testare la capacità del gruppo di confrontarsi con pericoli di scala globale. Ampliare di un po’ il budget e di conseguenza la spettacolarità. Un tipico ragionamento da sequel. Shazam! 2 cerca insomma di fare quel salto di categoria uscendo dal film per famiglie ed entrando nel blockbuster. Prendendo una nuova posizione nella percezione del (fu) universo DC. Fa sorridere che il più grande nemico di questo “cambio di gerarchie” sia stato proprio The Rock che non voleva mischiare il suo Black Adam (avversario naturale di Shazam!) con le atmosfere leggere volute da David F. Sandberg.

Non è chiaro che film abbia visto The Rock, perché Black Adam ha tutt’altro che un “tono spietato ed estremamente violento” da proteggere, come più volte ha riferito l’attore. È maggiore la scala di potere esibita sullo schermo (ma non lo si percepisce neanche troppo), le tematiche passano dalla storia di un Re a quella di adolescenti, ma la fonte del divertimento resta la stessa: l’esposizione di poteri, il continuo confronto muscolare per capire chi sia più forte. E poi la distruzione, l’impatto continuo con le superfici mentre la carne resta intatta cercando di vedere fino a dove si può arrivare. Insomma: wrestling, dentro e fuori lo schermo.

Shazam! 2 ha voluto provare, nel terzo atto, a fare la stessa cosa che fanno (quasi) tutti. Non era molto nelle sue corde.

Shazam! Furia degli dei è uno Shazam! cresciuto male

Il primo Shazam! riusciva a racchiudere tutto questo nella confezione più stretta e confinata possibile. Ovvero una storia di famiglie, fatta per appagare sia i sentimenti che gli occhi. Un film quasi contro corrente che si disinteressava della quantità di azioni spettacolari per dare valore a ciascuna di essa. Persino mostrandole “sbagliate” o penose per gli standard attuali. Ogni aspetto esagerato, quasi al confine con il kitsch, veniva però giustificato entro un contesto narrativo: questa, dice il film, è la fantasia di un bambino. Stateci dentro anche voi!

Così Sandberg era riuscito a fare un film autenticamente sorprendente e solare (soprattutto in un periodo in cui la DC cercava il buio). “Io e il mio amico supereroe”, era la trama in due righe, e funzionava tantissimo. Jack Dylan Grazer era l’anima del film, il suo Freddy era centrale ben più di Shazam. Un buddy movie atipico (con la differenza che qui c’è solo amicizia senza rivalità) il film era spassosissimo per come riusciva a incanalare i desideri più fantasiosi dei bambini. Avere i super poteri è una cosa bella che capita. Provarli, portarli al limite, è la vera gioia!

Zachary Levi diventava così sia spalla comica che primo attore. Billy e Freddy erano poco più che bambini con il carattere che si addice a quell’età. Anche quando uno dei due è un muscoloso Dio. Da questo concept si è originato lo spassoso secondo atto che l’ha sfruttato appieno. L’inesperienza e la voglia di trasgressione dentro il corpo perfetto di un super adulto. Pura commedia anni ’90.

In Shazam! Furia degli dei sono passati alcuni anni. Freddy sta per compiere diciotto anni, da tempo la famiglia lavora salvando vite e risolvendo crimini. Sono invecchiati. Sono cresciuti. Insieme a loro l’ha fatto anche il film.

shazam furia degli dei

Si è persa un po’ della magia?

Questo sequel fatica a capire dove stare: se giurare fedeltà al primo capitolo che sceglieva di marcare stretto la famiglia e molto meno i mostri, o diventare uno spettacolare film di supereroi da subwoofer e popcorn. Una crisi di identità che si specchia in quella che affrontano i protagonisti. Cosa vuoi fare da grande?

Il problema di questa incertezza attraversa tutto il film: si cerca un’enfasi non giustificata, si dedica tempo ai combattimenti, senza che questi abbiano riscontro in un’emozione nei personaggi. Cosa cambia nel modo in cui il gruppo intende l’essere supereroi tra il primo salvataggio e l’ultimo?

Zachary Levi ha lavorato meno bene. È ancora sintonizzato sul primo film, ingessando il suo modo di fare in un assurdo paradosso: il suo omologo “umano” si comporta in modo molto più consapevole e maturo della versione “super”. Viene il sospetto che i due attori non abbiano nemmeno avuto il tempo di confrontarsi per sincronizzare le rispettive interpretazioni. 

Anche il resto della famiglia è un po’ un caos di caratteri. Nel primo film c’era una moltitudine di minori e due personaggi più definiti. Qui si inizia sin da subito avendo troppi personaggi da gestire, molti di questi poco carismatici contro un protagonista che vale come presenza scenica tutti loro messi insieme. Fanno così fatica ad emergere tutti i caratteri come meriterebbero. Persino il momento in cui dovrebbero salvare il mondo come lo farebbe una famiglia si riduce a un’esibizione singola. Che poi il grande momento di un personaggio sia un lunghissimo (!) product placement di una marca di caramelle è un aggravante non di poco conto.

L’eccitazione del volo è qui sostituita dal desiderio di apparire, di essere riconosciuti, sedotti, apprezzati. Dentro Shazam! Furia degli dei si annida così un film sul corpo. Il grido Shazam! attiva una trasformazione fisica e anagrafica. Un adulto convive con un giovane nella stessa persona. A Sandberg interessa questo, lo capiamo perché inserisce come tema le pulsioni e le scoperte adolescenziali in tutte le scene chiave (quelle che non sono eliminabili dalla trama). Parla tantissimo di età: quelle giuste, quelle degli amori, quelle per fare cose e prendere decisioni. Poi, chissà perché, ritrae la mano in tutti gli altri momenti, quando deve arrivare al punto.

Morire giovane e rinascere adulto. Questo poteva essere Shazam! Furia degli dei. Invece si è perso in un finale sbrigativo, affidato a un altro personaggio. Una conclusione che crede poco in quello che apparentemente aveva da dire e non riesce a tirare le fila.

Shazam! 2 ha commesso un errore di gioventù, appunto: ha invidiato la “serie A” dei blockbuster proprio come fanno i suoi personaggi. Voleva crescere, diventare grande, uniformarsi agli altri. Ma così facendo ha perso un po’ dell’ingenuità che lo rendeva speciale.

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