In occasione dell’arrivo su Netflix de L’incredibile storia dell’isola delle rose, diamo una nuovo sguardo, a distanza di tempo, alla saga di Smetto quando voglio.

A Sydney Sibilia andrebbe affidata una sceneggiatura di Zerocalcare. Non per una questione anagrafica (Sibilia è classe ’81, mentre Michele Rech è dell’83), non per una particolare affinità tono, ma per quell’epica dei piccoli che entrambi amano raccontare. 

Con Smetto Quando Voglio Sibilia esordiva con il suo primo lungometraggio e folgorava tutti. Era il 2014 e stava iniziando una rivoluzione giovane del cinema italiano, poi perfezionata da Lo chiamavano Jeeg Robot (Mainetti, 2015) e Veloce come il vento (Rovere, 2016). Tre registi giovani e pacatamente arrabbiati che prendevano per le corna il cinema italiano, ma soprattutto il suo pubblico, e lo scuotevano dal tepore. 

Tre film, che raccontavano tre Italie, attraverso tre eroi: Matteo Rovere inquadrava quello sportivo, della provincia, con una...