Prima dello Spider-Man di Sam Raimi c’era quello di James Cameron. Un tentativo fatto all’inizio degli anni ‘90 dal regista di Terminator, per trasporre al cinema le gesta del timido Peter Parker. Intervistato da Screen Crush Cameron ha tempo fa definito la sua prima sceneggiatura consegnata allo studio come “il più grande film che non ho mai girato”. È veramente così?

INDICE DEI CONTENUTI

  1. Come venne coinvolto James Cameron
  2. Le ragnatele organiche
  3. Uno Spider-Man cupo
  4. Sarai sempre Spider-Man

Come venne coinvolto James Cameron

Tutto è iniziato grazie all’acquisizione dei diritti sul personaggio da parte di Carolco Pictures che chiamò Cameron a scrivere e dirigere il film dal budget di 50 milioni di dollari. L’insuccesso nel 1983 di Superman III aveva abbassato ai minimi storici il costo dei diritti per i personaggi dei fumetti. Riuscirono così ad ottenerli per soli 5 milioni. A seguito di diverse traversie e dopo svariati tentativi James Cameron, insieme a John Brancato, Ted Newsom, Barry Cohen e Joseph Goldman consegnò una prima idea. La storia aveva come villain il Doctor Octopus, ruolo che il regista voleva affidare ad Arnold Schwarzenegger.

Qualche mese dopo, con l’approvazione di tutti, Cameron offrì alla casa di produzione una nuova sceneggiatura, registrata in data 1991. Poco più di 50 pagine di trattamento (la fase intermedia tra il soggetto e la sceneggiatura completa di dialoghi) che racconta in prosa il film aggiungendo qualche dialogo. Una versione radicalmente diversa da quella precedente, vietata ai minori per via di linguaggio esplicito e di una scena di sesso (ovviamente non eccessivamente esplicita, ma insolita rispetto alla sensibilità di oggi). Per un’intricata vicenda legale che coinvolse Carloco, Viacom e Columbia, e la successiva bancarotta della Marvel il film non si fece.

La sceneggiatura è però trapelata online anni dopo. È un documento molto interessante per analizzare il lento formarsi della nuova corrente di cinecomic che ha dato origine al fenomeno che oggi ben conosciamo. Difficile condividere gli entusiasmi di Cameron, la storia è infatti piuttosto convenzionale se letta con gli occhi di chi ha visto multiversi e vendicatori vari. Un ragazzo viene morso da un ragno radioattivo, acquisisce i poteri, impara ad un prezzo altissimo il costo dei suoi doni (non viene però pronunciata la frase “da un grande potere derivano grandi responsabilità”). C’è Mary Jane, la ragazza di cui è innamorato, e due malintenzionati da cui dovrà salvare la città. Insomma: un racconto delle origini piuttosto convenzionale. 

Sia Cameron che Raimi si sono infatti basati sulle tavole del fumetto riproponendo in maniera quasi identica passaggi chiave come il morso del ragno o la scoperta dei poteri. Togliamo subito l’elefante dalla stanza: sì, leggendo il trattamento è evidente che molte delle idee sono finite nel primo film di Sam Raimi. Sono tante le analogie: Mary Jane ha un carattere simile in entrambe le versioni, è una ragazza apparentemente leggera, in piena adolescenza, ma porta grandi pesi sulle sue spalle. Un po’ meno affezionata a Peter rispetto al film del 2002, è comunque innamorata di Spider-Man da cui viene salvata più volte. Zia May ha difficoltà economiche, il nipote cerca di aiutarla, ma è perso alla scoperta del nuovo corpo e della sua nuova vita.

Spider-Man di james cameron

Artwork di Daniele Tomasi

Le ragnatele organiche

Soprattutto: è stato James Cameron a inserire per primo le ragnatele organiche, generate dal corpo stesso del ragazzo! Un dettaglio ben più integrato nella trama rispetto a quello che abbiamo poi visto. Peter infatti è spaventato da questa sua caratteristica fisica. La prima notte dopo il morso si sveglia febbricitante e in preda ai deliri. Quando si toglie le coperte scopre di avere ricoperto il letto del fluido di ragnatela. Come più volte dichiarato dal regista, la sua più che l’origine di un supereroe era il racconto di un giovane che diventa uomo. 

Spaventato dal cambiamento che sta vivendo, l’Uomo Ragno si costruisce dei finti (!) spara ragnatele per non far vedere che è lui a creare la sostanza dalle mani. Persino indossando il costume teme che la gente lo consideri un freak, uno “scherzo della natura”. Attorno a questo tema si articola tutto il suo rapporto con i villain.

Sì, al plurale. Nonostante i passaggi fondamentali siano gli stessi del film di Raimi, in questo trattamento il cattivo principale è Carlton Strand, ovvero Electro. Ben diverso da quello dei fumetti e dei film, in questa versione è un criminale che, fuggendo dalla polizia, è entrato in un’area protetta dove si svolgevano particolari esperimenti con l’elettricità. Ha acquisito i poteri che gli hanno permesso di conoscere la città da un’altra prospettiva. Quella dell’energia che l’attraversa.

Riesce così a costruirsi un impero derubando i cittadini attraverso piccoli attacchi informatici condotti grazie alla sua elettricità. Sottrae minuscole somme (nell’ordine dei centesimi) a un vastissimo numero di persone arricchendosi senza destare sospetti. Può ascoltare le conversazioni telefoniche, può controllare i computer e quindi controllare e piegare a suo piacimento i dati, anche quelli finanziari. È nella rete elettrica, e quindi è ovunque. 

Strand è spietato. Lo vediamo mentre forza una donna, Cordelia, a concedersi a lui. Lei conosce i suoi poteri e non vuole, lui la prende con violenza causandole un attacco che le ferma il cuore. Cade morta, salvo essere risuscitata dal tocco dell’uomo che, con una scossa, le riattiva i battiti. Il suo socio in affari si chiama Boyde ed è l’Uomo Sabbia. Meno intelligente di Electro, svolge i lavori sporchi per lui. A seguito delle prime apparizioni televisive di Spider-Man si mettono alla ricerca del ragazzo. Peter dopo la morte di Ben si perde nella rabbia. Diventa violento, si muove nelle ombre. 

Uno Spider-Man cupo

Questo Spider-Man è una versione piuttosto cupa e realistica, alla James Cameron del periodo Terminator. Così tanto che diventa quasi difficile empatizzare con un personaggio dai contorni così mostruosi, non avendo tutta l’etica e la solarità che caratterizza l’eroe. Più ragno che uomo, l’atmosfera del trattamento è simile a quella che si percepisce leggendo La metamorfosi di Kafka mista a La Mosca di Cronenberg. Basti pensare che nella già citata scena di sesso con Mary Jane la seduzione avviene mentre lui le si avvicina con movenze aracnidi. Il dialogo, francamente imbarazzante, si articola tutto sulla spiegazione da parte di Spider-Man delle tecniche di accoppiamento dei ragni. 

Fatto sta che quando finalmente Strand incontra nel suo palazzo l’eroe, si trova davanti a una persona profondamente spaventata dai poteri. Se ne vergogna, li vive come l’ennesimo segno di esclusione sociale, come il Pavido Parker così anche il suo alter-ego è un reietto dalla società. Electro (che mai viene chiamato così) gli dice che, al contrario, loro sono il nuovo step dell’evoluzione. Vuole creare il suo esercito di freak, di mostri altamente evoluti, per imporre un nuovo dominio sull’umanità. 

Scontento del rifiuto, il criminale usa J. Jonah Jameson per distruggergli la reputazione. Lo incastra facendolo passare per omicida e rapisce Mary Jane. Anche lei muore, per un attimo, durante la battaglia finale, salvo poi essere risuscitata da Strand che fa così capire la portata del suo potere all’avversario. Furioso, Spider-Man contrattacca. La battaglia si svolge interamente al World Trade Center.

Sconfitti Electro e l’Uomo Sabbia, giustizia viene fatta facendo cadere tutto il bottino dei malviventi, 200 milioni di dollari in contanti, per le strade di New York. La città si riconcilia così, parzialmente, con il suo arrampicamuri. 

Spider-Man James Cameron

Artwork di Daniele Tomasi

 

C’è molta ingenuità anni ’90 per tutto il trattamento. La visione di Cameron è però molto più concreta e adulta di quella proposta da George Miller per il suo Justice League Mortal (leggi qui per saperne di più). Flash sta con Mary Jane e la picchia. Lo zio Ben non è un mentore, ma un uomo che non riesce a parlare e a stare vicino come vorrebbe al ragazzo. Zia May è assente e in balia dell’emotività di Peter il quale addirittura spia la ragazza amata in segreto.

L’identità segreta viene rivelata da un bacio sul finale dato con la confidenza del supereroe all’uscita da scuola e alla fine si prende la rivincita su Flash umiliandolo proprio come avviene all’inizio del film di Raimi. Vedere quella scena alla fine, genera un po’ di grattacapi sul nuovo senso della giustizia acquisita alla fine del viaggio. Difficile riconoscere il personaggio di Stan Lee.

Lo Spider-Man che vediamo non è il giusto e fallibile dei fumetti, è un eroe tormentato dai propri impulsi più bassi, senza troppi sensi di colpa, ma con una grande rabbia. Il trattamento sembra poi molto sbilanciato in due atti separati: le origini e le azioni con i superpoteri. 

Sarai sempre Spider-Man

Puoi toglierti il costume e sarai sempre Spider-Man”. Questa frase, pronunciata da Stand, riassume bene la visione di Cameron. Non si intende, come nel film di Raimi, che tutti possono essere eroi. Al contrario! Parker sarà sempre un mostro ripugnante che emette liquido vischioso dai polsi. Non potrà nascondersi dall’obbrobrio che è!

Insomma: una visione dell’adolescenza senza alcun entusiasmo della scoperta, priva dell’adrenalina del supereroe. Questo film mai realizzato appare dalle pagine di trattamento come imbarazzante in certi passaggi, banale in molti altri. Però dopo un ventennio e passa di interpretazioni diverse sullo stesso tema, nessuno ha ancora fatto quello che Cameron aveva immaginato nel 1991. Cioè raccontare le capacità speciali come una cosa inquietante da nascondere. Essere diversi e superiori come una diversità di cui vergognarsi in una società talmente irrigidita da non riconoscerne il potenziale e, anzi, cacciarlo con orrore. 

Nessuno ha mai più raccontato i superpoteri come un qualcosa che definisce ciò che è l’eroe annullando completamente ogni suo aspetto più umano. Come se Steve Rogers valesse solo per via del siero (e non per la sua statura morale), o Bruce Banner non avesse possibilità di redenzione rispetto a Hulk. Bisogna accettare e accertarsi anche nelle brutture, dice questa storia. Ribaltando completamente l’idea che essere supereroi sia una cosa bella (anche quando puoi fare del bene). No, fa ribrezzo. Meglio di gran lunga essere normali. Meglio Uomo che Ragno.

Fonte della sceneggiatura: Script-o-rama

Fonte delle immagini: Si tratta degli storyboard di Daniele Tomasi, di cui abbiamo parlato in passato nell’area Fumetti. Trovate la versione tradotta dello script completa dei suoi storyboard in questa pagina.

 

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